Dall’emergenza cibo, alla casa all’inserimento lavorativo, grazie all’incontro dei cittadini Welfare Lodigiano di Comunità attiva una rete di supporto a chi si trova in difficoltà. Lanciato da una cordata di organizzazioni del territorio, il progetto si sviluppa su quattro assi di intervento: cibo, casa, lavoro e sviluppo della comunità.
Recuperare le tradizioni di supporto sociale dei piccoli paesi e metterle a sistema su un territorio più vasto, è questa l’idea alla base del progetto lanciato per rafforzare i rapporti tra i cittadini e trasformarli in una ricchezza per tutti.
“Da un anno abbiamo attivato un centro di raccolta solidale per recuperare le eccedenze di cibo fresco, ogni settimana distribuiamo pacchi alimentari a circa quattrocento famiglie” racconta Lorenzo Musitelli, Responsabile del CRS Centro Raccolta Solidale.
“I beneficiari del servizio vengono selezionati attraverso colloqui con i Centri di Ascolto Caritas e gli assistenti sociali. Da quando abbiamo iniziato, si è verificato un vero e proprio cambiamento nella tipologia delle persone che si rivolgono a noi. Se un anno fa, l’ 80% erano famiglie straniere e gli italiani solo il 20%, spesso pensionati e persone anziane, adesso però i numeri sono cambiati moltissimo”, prosegue Maria Rosa De Vecchi, Presidente della Cooperativa Famiglia Nuova , partner del progetto.
Si tratta di mobilitare le risorse del quartiere, recuperando quelle relazioni che esistevano nei piccoli centri, in cui ognuno si dava una mano e non si rimaneva mai soli
Oggi il 53% delle famiglie che fanno affidamento al centro di raccolta solidale sono straniere, mentre quelle italiane sono salite al 47%, tra queste, moltissime le famiglie più giovani. "Da noi si vede la nuova povertà.
Si tratta di persone che sono disoccupate da due o tre anni, hanno prosciugato tutte le riserve finanziarie e sono state costrette a superare la ritrosia del chiedere. Per queste persone, fare la fila per il pacco alimentare, forse è ancora più dura.”
Con i suoi duecento volontari, oltre al cibo fresco, il progetto organizza una raccolta di alimenti a lunga conservazione, che vengono distribuiti a circa duemila famiglie, grazie al supporto di 53 organizzazioni sul territorio, che sono prevalentemente le parrocchie della Diocesi di Lodi e i Centri di ascolto Caritas, spiega Don Andrea Tenca, Direttore della Caritas Lodigiana.
“Se pensiamo che sul nostro territorio vi sono circa 220mila persone e 92mila famiglie e che, secondo i dati, circa il 5% vive in condizioni di povertà, ci rendiamo conto che raggiungiamo circa la metà delle persone che hanno bisogno.” afferma Roberto Vho.
Sono state sviluppate diverse azioni per l’inserimento lavorativo, per dare alle famiglie protagoniste della nuova povertà l’opportunità di rigenerare valore
Anche il tema casa, al centro del progetto. L’obiettivo: arrivare a stipulare accordi coi proprietari immobiliari, così da ottenere affitti calmierati, per le persone più fragili, in cambio di garanzie offerte dal fondo, costituito dai partner di progetto.
“È una formula conveniente per chi non potrebbe permettersi di pagare un affitto normale, ma anche per i proprietari, perché possono contare sulla garanzia di pagamento" continua Raffaele Gnocchi referente Asse Casa del progetto .
Inoltre abbiamo cercato nuovi modi per stimolare l’autoimprenditorialità, lanciando programmi di supporto per 17 nuove imprese e recuperando attività artigianali che sono state chiuse, la bottega del calzolaio, o la ciclofficina ad esempio
Proprio per le persone che si trovano in un momento di difficoltà, Welfare Lodigiano di Comunità ha sviluppato un progetto che li aiuta a rimettersi in piedi. Welfare di Comunità però non si ferma alle necessità basilari, di cibo, lavoro e casa, punta infatti a cambiare la vita delle persone, partendo proprio dalla comunità in cui vivono, riattivando i rapporti sociali.
Abbiamo lanciato un bando per promuovere l’agricoltura sociale e attivato borse lavoro per facilitare il ritorno sul mercato delle persone rimaste senza occupazione
“Si tratta di mobilitare le risorse del quartiere, recuperando quelle relazioni che esistevano nei piccoli centri, in cui ognuno si dava una mano e non si rimaneva mai soli.” Spiega Roberto Vho. “Puntiamo a rafforzare quelle reti di sostegno fondamentali, soprattutto, per chi è più anziano, o ha una scarsa possibilità di muoversi.” Un modello che ci spinge a pensare oltre le nostra mura domestiche, entrando in un’ottica di famigliarità con chi ci circonda, ma non è legato a noi da vincoli parentali.
Attraverso i bandi di agricoltura sociale promossi dal progetto sono stati attivati orti sociali in più punti del territorio quali luoghi di incontro e scambio, in cui far crescere relazioni e cibo.
“I frutti del raccolto vengono distribuiti alle famiglie indigenti, spiega G.Marco Locatelli – referente Agricoltura sociale del progetto - Una metafora del fatto che partecipare e incontrarsi significa davvero nutrire la comunità.