Sono 75 i nuclei famigliari raggiunti nel primo anno di attività dello sportello casa, aperto grazie a Rigenerare Valore Sociale - Welfare Lodigiano di Comunità, il progetto che intende sviluppare una rete per i cittadini in difficoltà sul territorio di Lodi. E se il 30% di chi si è rivolto a questo servizio è composto da nuclei monoparentali, soprattutto mamme sole con bambini, allo sportello hanno però chiesto aiuto tipologie di persone estremamente varie, come spiega Raffaele Gnocchi, referente Asse Casa del progetto Rigenerare Valore Sociale: “Si tratta di famiglie composte da un minimo di tre ad un massimo di sei persone, l’età varia dai venti fino ai settantacinque anni, segno che quello della casa non è un problema che riguarda solo le nuove generazioni. Altro dato significativo, il fatto che il 40% di chi è arrivato da noi, non si era mai rivolto ai servizi sociali prima.” Persone che sono sempre appartenute al ceto medio ma che, a causa di un momento di crisi, non possono più fare fronte alle spese che avevano sempre sostenuto. “Si tratta di cittadini che hanno perso improvvisamente il lavoro, o che si sono ritrovati a dover fronteggiare un momento difficile: una malattia, o la perdita del coniuge che magari portava il reddito più importante in famiglia.” Per questa tipologia di persone, chiedere aiuto è ancora più difficile perché, come spiega Gnocchi, chi non viene da una storia di povertà fatica a capire la gravità della propria situazione: “Spesso non si riesce a vedere la realtà della propria condizione. Si tende a pensare che si tratti di un momento passeggero, e si rimandano le decisioni, fino a quando non arriva lo sfratto e non ci si può più permettere di rimandare.” Una sorta di meccanismo di rimozione del problema in cui gioca un ruolo chiave la privatizzazione della povertà: “la difficoltà economica è spesso vissuta come un fallimento, si tende a vergognarsi e a condividere i propri problemi il meno possibile. Per questo accade, che i genitori non parlino ai propri figli di problemi anche molto grossi, come appunto uno sfratto, il che è ovviamente assurdo, perché la povertà non può essere una colpa.”
E’ proprio per aiutare le persone a rimettersi in piedi che ha lavorato lo sportello casa nell’ultimo anno. Il comune di Lodi ha fatto da apripista rispetto a questi interventi, istituendo l’Ufficio casa e il primo Sportello Casa; allo sportello Casa operano oltre al referente dell’Asse Casa del progetto anche due assistenti sociali esperte del Servizio sociale professionale del Comune di Lodi, lo Sportello è attivo in Lodi e itinerante su tutti i Comuni del Piano di zona che lo richiedono.
Nel caso di sfratto dei soggetti e delle famiglie giudicate idonee per il percorso casa di Welfare Lodigiano di Comunità, infatti viene concordata l’interruzione del procedimento e la stipulazione di un nuovo contratto a canone calmierato, agganciato ad un fondo rotatorio di garanzia. Nel caso invece il contratto sia scaduto, viene offerto un supporto alla ricerca di una nuova sistemazione, offrendo una garanzia per l’affitto e fino a 2mila euro per le spese relative al trasloco, accessibili grazie ad un programma di microcredito che prevede anche un piano di rientro. “Nell’ultimo anno abbiamo bloccato 16 sfratti, ovviamente tutte le persone che abbiamo aiutato avevano in comune la stessa caratteristica: essersi trovati nella condizione di non poter pagare, per impedimenti oggettivi e non per malavoglia.” Racconta Gnocchi. E il ruolo dello sportello non riguarda solo gli inquilini. Un’azione specifica è infatti rivolta proprio ai proprietari di casa: per chi decide di affittare un immobile nell’ambito del progetto riceve un contributo pari al 50% sulle spese necessarie per la messa a norma degli impianti. Tre le case sistemate a Lodi e 19 quelle nel resto del territorio. “Abbiamo ottenuto un’ottima risposta anche da parte dei proprietari immobiliari.” Continua Gnocchi. “La cosa interessante di questo progetto è che lavora a 360 gradi, non solo intervenendo su domanda e offerta, ma arrivando an analizzare caso per caso, i bisogni dei singoli cittadini. Spesso quando si rileva che la difficoltà della casa è correlata a quella del lavoro, si attiva anche un accompagnamento volto proprio all’inserimento lavorativo. L’obiettivo è quello di mettere in campo le risorse che le persone già hanno, d’altra parte molto spesso, le persone direttamente interessate possono offrire le soluzioni più efficaci ai propri problemi.”
Foto: Soyol-Orgil E.