Rivoluzionare l’approccio al welfare, trasformandolo in un sistema vicino ad ogni cittadino, coinvolgendo anche chi non è finora stato raggiunto. E’ questo l’obiettivo di Revolutionary Road, il progetto lanciato su 18 comuni degli Ambiti Distrettuali di Gallarate e Somma Lombardo, dove la crisi ha lasciato un segno profondo sull’economia del territorio, costringendo i protagonisti del pubblico e del privato sociale a ripensare il sostegno per i cittadini che più di recente si sono trovati ad affrontare momenti di difficoltà. “La sfida è quella di riuscire a sviluppare un’offerta utile ed efficace per aiutare chi fino a poco tempo fa aveva un lavoro e una casa ma, a causa della congiuntura economica sfavorevole, si trova in un momento di temporanea vulnerabilità,” spiega Sandro Massi, coordinatore del progetto.
La crisi infatti ha colpito persone che non avevano mai avuto bisogno di un sostegno mettendo in evidenza la necessità di sviluppare nuovi strumenti, ma allo stesso tempo ha rilevato l’importanza di ottimizzare capacità di spesa dei singoli comuni.
E Revolutionary Road è nato proprio per ottimizzare le risorse, trovando nuove soluzioni e strumenti uniformi di intervento sul territorio, grazie allo sviluppo di un partenariato tra pubblico e privato. “Abbiamo deciso di focalizzarci su due filoni: lavoro e casa”.
Il lavoro visto come nodo fondamentale della stabilità sociale: “Mettere in atto nuove risorse per aiutare i cittadini in cerca di occupazione, è un elemento fondamentale del progetto,” afferma Massi. “Il centro per l’impiego si è sempre concentrato soprattutto sui soggetti con tendenze alla disoccupazione cronica, con Revolutionary Road abbiamo invece voluto aprire gli interventi di sostegno ai soggetti che si trovano in una mancanza di occupazione temporanea, stringendo una collaborazione con le reti di imprese del territorio per attivare tirocini formativi e un’attività di scouting in grado di intensificare la ricerca delle opportunità all’interno del mondo delle imprese.” Secondo filone su cui opera il progetto, è quello della casa: “Si tratta di un aspetto strettamente collegato a quello del lavoro” spiega Massi.
“Purtroppo capita infatti molto spesso che la stabilità dell’abitazione venga messa in discussione quando si perde il lavoro. Se da una parte la crisi ha fatto emergere la criticità del bisogno abitativo, rendendo più difficile l’accesso alla casa, dall’altra negli ultimi anni è aumentata la concentrazione degli immobili sfitti, rendendo più evidente la crescente mancanza di fiducia dei proprietari immobiliari, che spesso preferiscono mantenere un immobile sfitto, piuttosto che affittarlo a chi ha poche garanzie da offrire.” E’ proprio per fare fronte a questa situazione che verrà istituito un fondo di garanzia e saranno stipulati accordi coi sindacati degli inquilini e l’unione dei piccoli proprietari immobiliari, per redigere contratti di affitti calmierati: “si tratta di una soluzione virtuosa per chi ha bisogno di una casa e per chi ne possiede una e intende mettere questo bene a frutto, il tutto supportato anche dall’attivazione di un servizio di agenzia per la casa per facilitare l’incontro tra domanda e offerta.”
Altro aspetto importante del progetto, l’istituzione del ruolo del coach, che potrà accompagnare le famiglie in difficoltà in un percorso di educazione finanziaria. “Si tratta di un affiancamento volto ad aiutare le famiglie ad analizzare il proprio bilancio, sviluppando metodi di controllo finanziario, in grado di prevenire un indebitamento eccessivo.” Continua Massi. Ma il ruolo del coach non si ferma qui: “Il coach può anche aiutare le famiglie a trovare modalità per la restituzione del sostegno che si riceve, attivandosi a livello locale, per aiutare a propria volta la comunità da cui si è ricevuto un sostegno.”