Trasformare Brescia in una città davvero gestita dalla comunità locale, è questa la sfida lanciata da Brescia Città del Noi, il progetto che intende cambiare letteralmente i connotati del welfare locale, attribuendo un ruolo sempre più centrale ai cittadini.
Lanciato dal Comune di Brescia e da un partenariato composto da Auser Brescia, Cooperativa Co.Librì, Centro Studi Socialis, Università Statale di Brescia e Università Cattolica di Brescia, il progetto punta a riconfigurare le relazioni tra comune, soggetti pubblici e privati, legittimando e attribuendo sempre più importanza anche alle iniziative dei privati cittadini. “Il progetto nasce dalla necessità di innovare il nostro sistema di welfare, evolvendo dalla logica dell’approccio sussidiario, acquisendo la consapevolezza del fatto che molto spesso la comunità possiede gli strumenti più adatti per sviluppare le proprie soluzioni.” Afferma Felice Scalvini, assessore ai servizi sociali del comune di Brescia.
“Se ci pensiamo bene, molto spesso questo già accade, basta vedere il ruolo fondamentale ricoperto dalle associazioni di volontariato che operano a livello locale. Il compito delle istituzioni è quello di garantire che questo sistema funzioni nel miglior modo possibile.” Da qui, l’intenzione di dare vita ad un'azione principale di allineamento, integrazione e governance, in grado di promuovere e alimentare la presa di consapevolezza di un sistema che, secondo Scalvini, è già di fatto comunitario, facilitando la comunicazione tra i diversi soggetti e la città.
Se ci pensiamo bene, molto spesso questo già accade, basta vedere il ruolo fondamentale ricoperto dalle associazioni di volontariato che operano a livello locale. Il compito delle istituzioni è quello di garantire che questo sistema funzioni nel miglior modo possibile.
Oltre all’azione principale di governance, il progetto prevede anche l’attivazione di 6 azioni di intervento che porteranno innovazione sulle diverse politiche cittadine su tematiche che variano dall’assistenza alla prima infanzia, all’animazione giovanile, alla lotta alla povertà, all’inserimento lavorativo di persone in condizioni di svantaggio, fino al sostegno alle persone anziane e ai disabili.
“Il progetto è complesso, si muove su aree diverse ma molto importanti per il futuro della nostra comunità, dall’integrazione all’inserimento lavorativo, cercando di agire su più livelli.” L’area dei servizi alla prima infanzia è un esempio di questa azione multipla. “A Brescia abbiamo oltre 100 etnie e il 39% dei bambini nati ha genitori stranieri. Per questo, oltre ai servizi per la prima infanzia più canonici, abbiamo affiancato anche l’apertura di spazi di socializzazione.” Continua Scalvini. “Si tratta di luoghi dove le famiglie possono portare a giocare i propri bambini e conoscere altri genitori, l’obiettivo poi è quello di arrivare a far sì che siano proprio le famiglie ad auto organizzarsi e a gestire gli spazi. L’integrazione parte anche da queste occasioni di incontro.” Diverse anche le attività dedicate all’infanzia e alle politiche giovanili. “Per i ragazzi dai 6 ai 14 anni abbiamo attivato dei servizi di animazione di quartiere, mentre per i più grandi si è puntato sulla leva civica: 50 giovani sul territorio faranno il servizio civile nelle organizzazioni del terzo settore del territorio.” Un modo per formare i ragazzi, avvicinandoli al mondo del lavoro, offrendo una finestra nuova sulla comunità in cui vivono.
“Il nostro è un progetto di innovazione delle policy molto ambizioso,” continua Scalvini. “Vogliamo attuare una vera e propria trasformazione politica e sociale, sappiamo che si tratta di un processo complesso: si tratta di trasformare la città.”