Del progetto “#vai – verso una comunità di persone che genera vicinanza, attivazione e innovazione” - persone - è proprio la parola chiave. Per questo motivo i creatori dell’ iniziativa, sostenuta da Fondazione Cariplo, nell’ambito del programma Welfare di comunità e innovazione sociale, hanno fatto una “scommessa” come la chiama Valentina Ghetti, esperta di welfare e politiche sociali, che #vai l’ha visto nascere, e ha investito sui cittadini degli 8 comuni dell’Ambito del Garbagnatese, dando loro la possibilità di proporre idee e poi realizzarle con l’obiettivo di “ricreare comunità”. Per farlo si è deciso di lanciare una “call”, un bando per invitare tutti i cittadini a mettersi in gioco per la collettività. Particolarità del progetto? Le idee migliori non vengono da cooperative, associazioni, istituzioni. Ma proprio dalle persone…
Qual è l’obiettivo del bando?
Il bando che abbiamo aperto è in linea con l’obiettivo di tutto il progetto: batterci per contrastare la vulnerabilità delle persone. Vogliamo mettere in moto l’attivazione dei cittadini, la costruzione di reti e di relazioni sollecitando la partecipazione, il protagonismo attivo, la solidarietà ed il senso di corresponsabilità, la costruzione di relazioni solidali e di forme di socialità all’interno delle comunità locali, attente in particolare alle persone fragili, capaci di contrastare l’isolamento che connota i contesti urbani.
Su cosa vi siete concentrati principalmente?
La nostra ipotesi viaggia su due binari: da una parte vogliamo favorire la generazione di risparmi collettivi e produzioni di economie concrete con l’obiettivo di rendere i consumi sostenibili e supportare le persone; aiutarle ad affrontare i momenti di difficoltà improvvisa. La seconda è agire sulla costruzione di legami di prossimità attraverso la creazione di momenti di socializzazione, nascita di legami solidali tra le persone, costruire occasioni concrete di economie e, nel fare questo, costruire anche relazioni di solidarietà.
Chi potrà partecipare al bando?
Gruppi informali di cittadini composti da almeno 10 persone. Non possono partecipare associazioni o cooperative. Perché l’obiettivo è quello di attivare l’iniziativa dei cittadini che devono aggregare intenzioni comuni.
Qual è l’ innovazione nella decisione di lanciare un bando rivolto ai cittadini?
L’innovazione sta nel far emergere dalla comunità stessa le idee e le risorse migliori. Abbiamo già usato una volta questo strumento del bando, però l’abbiamo fatto focalizzandoci sul tema della conciliazione; i comuni presi in considerazione erano gli stessi a cui ci rivolgiamo oggi. Hanno risposto alla nostra chiamata 110 persone. Ci sono tantissime risorse nel nostro tessuto comunitario e noi non vogliamo sostenere associazioni e cooperative che già agiscono, professionalmente, nel territorio. Se avessimo aperto il bando anche al terzo settore sarebbe stato uguale a tutti gli altri. Quello che vogliamo sostenere sono le idee e lo sviluppo di iniziative che già esistono all’interno della comunità.
Perché avete deciso di lanciare un bando rivolto ai cittadini?
Un aspetto fondamentale è la necessità di mettere al centro le persone vulnerabili, quelle che prima della crisi economica ce la facevano ed oggi, invece, non ce la fanno più. Il problema serio è che questo gruppo di persone – sempre più consistente – non viene intercettato dai servizi sociali o dalle istituzioni. Ma a scoprire questo tipo di situazioni, molto spesso, sono gli stessi cittadini. È attraverso le relazioni tra le persone che veniamo a conoscenza delle varie situazioni di vulnerabilità esistenti in questi comuni.
Qual è l’innovazione rispetto alla prima edizione del bando?
Non giochiamo più la partita sul campo della conciliazione. Mi spiego meglio: questa volta l’obiettivo principale non era quello di risolvere un’esigenza esclusivamente personale; ma far si che ogni cittadino diventasse solidale nei confronti di tutti gli altri. Il progetto quindi non guarda solo all’interesse di uno, ma al bisogno di tutti. Questo è un meccanismo di attivazione utile per far nascere forme di aiuto verso chi attraversa momenti di difficoltà.
Qual è il termine ultimo per la presentazione dei progetti e in che direzione devono andare le proposte dei cittadini?
Il bando è stato aperto a fine luglio e scade il 2 novembre. Abbiamo proposto tre direzioni. La prima riguarda l’attenzione ai bisogni materiali, di riuso e risparmio orientati ad una migliore organizzazione dei consumi. Ad esempio un gruppo di famiglie ha proposto l’apertura di un mercatino di scambio e baratto che loro si impegnano a gestire presso una scuola del comune. Un secondo filone si concentra sui bisogni legati alla gestione del tempo e della quotidianità. La terza area, invece, riguarda la riqualificazione dei luoghi di vita ad uso collettivo finalizzati alla socializzazione e al contrasto del degrado e del presidio dei legami sociali. Il tema vero, in questo caso, è la rivitalizzazione dei luoghi che possono essere utili nella ricostruzione del legame. Un altro esempio è quello del campetto di calcio: si può chiedere di rimetterlo in uso, però poi i cittadini che avanzano la proposta si impegnano ad organizzare dei tornei per i ragazzi del quartiere.
Qual è il contributo economico che avete previsto per i vincitori e quanti saranno i progetti selezionati?
Abbiamo previsto 30mila euro da distribuire a dieci vincitori. Anche se, onestamente, se ci dovessero arrivare un numero di proposte veramente valide che superi il numero che ci eravamo prefissati, è probabile che rivedremo i termini del bando per quanto riguarda la quantità dei progetti vincitori con la possibilità, di aumentare anche le risorse economiche.
Oltre al contributo economico, sosterrete i cittadini in altro modo?
Qui entrano in campo le tre cooperative sociali che fanno parte del progetto #vai: Spazio Giovani, Koiné e Grafo. Aiuteranno i gruppi di cittadini nella stesura del progetto affinché sia utile e raggiunga quante più persone possibili, offrendo inoltre sostegno anche nella fase successiva, quando si faranno i percorsi di bilancio. Ma per noi è importante che l’idea provenga da gruppi di cittadini informali.