«Quello che vogliamo è un cambiamento culturale. Uscire dal luogo comune del “ricco” che aiuta e del “povero” che viene aiutato. Invertire la rotta». Cristina Rizzelli, responsabile comunicazione e fundraising del progetto Revolutionary Road sostenuto dal bando Welfare in Azione di Fondazione Cariplo, spiega così l’azione “L’aiuto vien donando”, sviluppata nell’ambito del progetto. «L’idea è di cambiare il modo di ragionare degli operatori del settore sociale, perché anche chi si trova in momenti di difficoltà e fragilità è portatore di competenze che possono essere messe a beneficio della comunità intera». L’Azione si sviluppa attorno ad un bene prezioso: il tempo. «L’iniziativa era già stata sperimentata negli anni scorsi all’interno del Comune. Così abbiamo deciso di inserirlo all’interno di
Revolutionary Road, poiché realizza quell’idea di comunità e di restituzione che promuove il nostro progetto: un welfare generativo e di comunità». Il meccanismo dell’azione è semplice: «restituire il contributo economico, di accompagnamento o di servizio ricevuto da Revolutionary Road, in ore di volontariato».
Sarebbe bello innescare un circolo virtuoso dove anche chi è in difficoltà si rimette in moto. È questo il primo passo per riconquistare l’autonomia."
Anche le persone con fragilità infatti hanno a disposizione delle risorse, solo che in tanti, spiega Cristina, «hanno difficoltà a riconoscerle. Sarebbe bello invece innescare un circolo virtuoso dove anche chi è in difficoltà si rimette in moto: “non credevo di saper fare questa cosa, e invece ci riesco”. È questo il primo passo per riconquistare l’autonomia».
Come Giovanni, che ha ricevuto un contributo economico da parte di un comune della Rete Revolutionary Road e ha voluto restituire qualcosa alla comunità. Giovanni sapeva imbiancare e fare piccoli lavoretti in casa.
«Proprio in quei giorni», spiega Cristina, «una famiglia in difficoltà avrebbe dovuto entrare in un alloggio trovato grazie ai servizi sociali, ma non aveva le possibilità economiche per un piccolo intervento di manutenzione. E allora ci ha pensato il signor Giovanni. Armato di scala e pennello, martello e pazienza ha sistemato l’appartamento in modo tale che questa coppia molto anziana e in grave difficoltà potesse andare a viverci», racconta Cristina. «“Quando vi servo, mi chiamate”, ci ha detto Giovanni. Precisando “non il sabato perché accompagno mio figlio con disabilità a nuotare. Sapete, è un campione!”».
Revolutionary Road è stato lanciato su 18 comuni degli Ambiti Distrettuali di Gallarate e Somma Lombardo, dove la crisi ha lasciato un segno profondo sull’economia del territorio, costringendo i protagonisti del pubblico e del privato sociale a ripensare il sostegno per i cittadini che più di recente si sono trovati ad affrontare momenti di difficoltà. Per questo si lavora con l’obiettivo di ottimizzare le risorse, impegnandosi principalmente su due fronti: lavoro e casa.
Anche Luca e Lucia hanno partecipato all’azione “L’aiuto vien donando”. La loro vita scorreva tra i gesti quotidiani del lavoro, della spesa, della cura di tre bambini. Poi è arrivata la malattia di uno dei loro figli e il ricovero in un ospedale lontano da casa. L’assistenza del figlio costringe Luca a frequenti assenze, consuma le ferie, poi chiede permessi straordinari. Il datore di lavoro lo licenzia.
«Luca», racconta Cristina, «continuava a stare vicino al figlio ricoverato, sorrideva per confortarlo, ma stava consumando i pochi risparmi per far fronte all’affitto della casa e alle spese ordinarie per il cibo o le utenze. Finiscono isoldi, dopo il lavoro Luca e Lucia perdono la casa, l’umiliazione è enorme. Erano una famiglia serena e unita, il lavoro di Luca era sufficiente a garantire un’esistenza dignitosa».
I servizi sociali del Comune hanno allertato le reti di protezione approntate per questo tipo di emergenze, l’alleanza di Revolutionary Road ha trovato un alloggio temporaneo alla famiglia, i Gruppi di Acquisto Solidale si sono fatti carico dell’acquisto di qualche cassa di prodotti in più, per Luca, Lucia e i tre ragazzi. In pochi mesi è la rete della solidarietà a trovare a Luca un nuovo lavoro e un nuovo alloggio. «Intanto», continua Cristina, «le terapie avevano fatto effetto: il bambino era guarito». Luca e Lucia sono portatori di storie di dignità e il codice della loro educazione non prevede che si riceva senza contraccambiare. «Questa coppia non ha risorse economiche in eccesso, ma ha un bene che è scarso anche per coloro che hanno denaro: il tempo. E tempo restituiscono», spiega Cristina. «Una coppia di sposi, entrambi invalidi e seguiti dai Servizi Sociali, entra in un alloggio popolare, Luca e Lucia pensano all’imbiancatura e alla pulizia, e lo stesso fanno per altri casi, per nuove storie così diverse eppure così uguali nella necessità. Quella di Giovanni come quella di Luca e Lucia», conclude Cristina, «è una storia che riguarda e avvolge tutti, perché sentirsi comunità significa “sentire la propria presenza tra gli altri come un debito e un dono allo stesso tempo”».