Una società in continua evoluzione, richiede un modello sociale in grado di soddisfare i nuovi bisogni emergenti, stringendo collaborazioni con soggetti inediti. In questo senso le aziende possono giocare un ruolo chiave. Ne è la prova FareLegami, il progetto sviluppato nella provincia di Cremona e sostenuto dal bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che ha lanciato un’azione rivolta proprio alle imprese, trasformandole in protagonisti nello sviluppo di servizi condivisi con i dipendenti e la comunità locale. «L’idea è quella di attivare davvero tutti per la creazione di una comunità più coesa, in cui ognuno può diventare protagonista nel miglioramento della propria situazione», spiega Eugenia Grossi, dirigente del settore Servizi sociali del Comune di Cremona, ente capofila del progetto.
«FareLegami è questo: cittadini, istituzioni, privato sociale e mondo profit. Ognuno con le proprie competenze può collaborare a creare linee comuni e omogenee di intervento anche sulla singola persona». È proprio in quest’ottica che è stata lanciata l’ultima azione del progetto: dei “Patti con le imprese” per aprire delle riflessioni e dei tavoli di dialogo tra i vertici aziendali e i lavoratori e progettare insieme nuove soluzioni che sviluppino benessere, con l’obiettivo che non si fermi solo all’interno dell’azienda ma che coinvolga anche la comunità più estesa, attraverso il ruolo terzo settore.
L’idea è quella di attivare davvero tutti per la creazione di una comunità più coesa, in cui ognuno può diventare protagonista nel miglioramento della propria situazione.
«I Patti sono un elemento ricorrente del progetto», continua Grossi, raccontando l’esperienza dei cosiddetti “Patti Gener-attivi”, rivolti a famiglie con vulnerabilità (a basso reddito con figli o anziani a carico, oppure in situazioni di isolamento sociale) e a persone under 40 senza lavoro: «non vengono erogati sussidi ma soluzioni collettive che aiutano la persona o il nucleo ad emanciparsi», sottolinea Grossi, spiegando che i patti, oggi arrivati a quota 200, vengono siglati tra il beneficiario e una delle 416 organizzazioni coinvolte nei tre territori del progetto.
È proprio l’elaborazione di soluzioni condivise ad essere alla base dei nove Patti con le imprese attivati fino ad ora e sviluppati grazie alla mediazione degli enti non profit di FareLegami, in un’ottica di continua contaminazione positiva tra profit e non profit.
Un patto modello è quello con la Faster, leader mondiale negli innesti idraulici: «Quando siamo stati informati del progetto abbiamo aderito perché le attività proposte avrebbero potuto migliorare la conoscenza dei bisogni delle persone e contribuire ad accrescere la motivazione e il benessere collettivo in azienda», spiega Stijn Vriends, amministratore delegato della Faster. Il percorso specifico ha visto «la creazione di un gruppo di lavoro composto dalle Risorse umane, dalle organizzazioni sindacali presenti in azienda e dagli operatori di “Fare Legami”», specifica Vriends. «Questo gruppo di lavoro ha somministrato ai lavoratori un questionario per analizzare il clima aziendale, da cui è emersa l’opportunità, tenute conto le possibilità pratiche esistenti nella zona, di dare vita a iniziative che potessero migliorare la conciliazione vita/lavoro, alleggerendo il carico di lavoro domestico. Da qui l’attivazione di un servizio di stireria degli indumenti personali con il supporto della cooperativa Koala di Rivolta d’Adda. È un primo risultato, contiamo su sviluppi ulteriori. Se i lavoratori sono più sereni ci guadagnano tutti, anche l’azienda e il territorio».