Le Case per fare insieme sono i nuovi spazi di incontro dedicati alle famiglie nati nell’ambito di Texère, uno dei progetti della terza edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che ha l’obiettivo di favorire la ritessitura di legami familiari e sociali, nel Distretto 6, Pieve Emanuele e nel Distretto 7, Rozzano, della Città Metropolitana di Milano.
Ad oggi, le Case per fare insieme sono quattro, Rozzano, Pieve Emanuele, Locate di Triulzi e Opera, e sono diverse fra loro per il contesto in cui nascono e crescono. Ma tutte e quattro sono luoghi del welfare, aperti, da vivere, dove coabitano generazioni diverse che si alimentano e si rigenerano.
Il ruolo delle Case per fare insieme all’interno dei territori è quello di facilitatore sociale. Grazie alle attività nelle Case, attività nelle scuole ed eventi territoriali, le Case mettono in connessione diverse persone (genitori, nonni, bambini, ragazzi, insegnanti, cittadini e amministratori) per provare ad attivarle, renderle consapevoli e disponibili a lavorare per la comunità. E per sostenere le attività delle Case si sperimentano nuovi percorsi di raccolta fondi e di ricerca di partners; per esempio, grazie a una collaborazione con Leroy Merlin, che ha donato i materiali, è stato possibile ristrutturare parte della Casa di Rozzano.
Il principale obiettivo di tutte le Case è quello di essere dei punti di riferimento per il quartiere, luoghi dove fare emergere bisogni e desideri della comunità e di coinvolgere sempre più persone nella progettazione delle risposte. Per fare questo ogni casa ha messo in campo strumenti per coinvolgere sempre più cittadini.
A Rozzano lo strumento è l’arte partecipata. Quando è nata la Casa per Fare Insieme di Rozzano, l’idea era quella di creare un luogo accogliente, in grado di portare bellezza e capace di dialogare con un quartiere.
Ecco perché sulla facciata principale è stato realizzato un murale di Cristian Sonda, uno street artist attivo in diverse città del Nord Italia e in particolare nel capoluogo lombardo, che ama raccontare la contemporaneità suscitare emozioni, riflessioni e portare un messaggio. Il murale raffigura un papà con i suoi figli, invita a entrare e a affrontare insieme i piccoli e grandi problemi dell’essere genitori. Lo scorso mese sul muro laterale della Casa, è stato realizzato un nuovo murale che parla di inclusione, nato all’interno di un laboratorio artistico condotto da Cristian Sonda.
Il murale parla ai ragazzi ma anche agli adulti: rappresenta quello che succede ogni giorno nella casa, ma anche la società di domani.
Sul nuovo murale alla Casa per Fare insieme di Rozzano, infatti, sono rappresentati ragazzi di varie etnie che studiano, chiacchierano e vivono lo spazio. Sul murale la parola chiave è #Casa scritta in 4 lingue, italiano, francese, inglese, arabo.“Sullo sfondo ci sono anche degli adulti, che aleggiano ma che non intervengono, perché i ragazzi devono avere spazi propri per crescere e agli adulti spetta osservarli e supportarli” dice Stefano Panzeri, coordinatore ed educatore della Casa per Fare Insieme di Rozzano.
L’arte partecipata è un’esperienza artistica che porta con sé l’esigenza di esprimere un concetto e ha un forte potere aggregante.
Alla realizzazione del murale infatti hanno partecipato anche ragazzi più grandi che si sono trovati a passare e hanno deciso di unirsi.
Anche alla Casa per Fare Insieme di Pieve Emanuele,realizzata presso la Ex Centrale Termica di Pieve, l’arte partecipata ha coinvolto e aggregato generazioni diverse. Qui si è scelto di riprendere il tema dell’energia per parlare dell’energia dei legami. I dipinti, fatti insieme ai ragazzi preadolescenti e adolescenti, rappresentano i 4 elementi: sui muri delle zone di passaggio è stato rappresentato il fuoco, sui muri del terzo piano, l’acqua, su quelli degli uffici del primo piano, l’aria, mentre sui muri del cortile esterno, la terra.
Con il tempo i laboratori si sono aperti anche alle famiglie, e gli adolescenti si sono messi a disposizione degli adulti e dei bambini.
L’elemento più innovativo della casa di Pieve Emanuele è che gli adolescenti si sono messi al servizio della comunità.
L'Ex Centrale di Pieve sta diventando sempre di più un luogo di incontro e scambio. Con sempre maggior frequenza i cittadini si affacciano incuriositi e spesso si fermano a “costruire” la Casa per fare insieme. Un esempio significativo è la costruzione del giardino: l'Ex Centrale Garden. Mamme, papà e bambini stanno aiutando gli operatori in tutti i lavori di riqualifica dello spazio verde, dalla creazione di aiuole per l'orto alla realizzazione di un vialetto “mosaicato” con piastrelle di recupero trovate sulla piattaforma ecologica del territorio: panchine, vasi, piastrelle. A Pieve sta venendo sempre meno la divisione delle attività legata all’età. Il luogo si sta consolidando come un grosso laboratorio creativo intergenerazionale al quale tutti possono partecipare a prescindere dall'estrazione sociale e dalla provenienza.
La Casa di Opera invece si trovavicino la biblioteca. Qui tutto è cominciato con uno Spazio Compiti aperto grazie alla collaborazione con le scuole medie e superiori e utilizzato come “pretesto” per agganciare le famiglie, intercettare i loro bisogni e coinvolgerle nella progettazione delle attività.
Infine c’è la Casa di Locate di Triulzi, un piccolo appartamento di 80 mq al secondo piano di una palazzina di edilizia pubblica, messo a disposizione dall’amministrazione comunale. La Casa di Locate è un luogo di incontro per famiglie con bimbi piccoli da 0 a 6 anni. Qui le mamme sono state agganciate con un corso di massaggio neonatale e il numero è cresciuto grazie al passaparola. La casa si è aperta ai cittadini e alle associazioni che a titolo volontario si occupano del 70% delle attività insieme agli operatori. In questi giorni la Casa ha compiuto il suo primo anno di vita, nel corso del quale ha accompagnato la storia delle mamme, dei papà e dei bimbi con molte iniziative ed attività proposte e realizzate da cittadini che hanno donato alla Casa il proprio tempo e le proprie competenze. E nel suo primo compleanno, con i bimbi che le cantavano “Tanti auguri”, il più grande augurio espresso è stato quello di vederle compiere tanti altri compleanni.