Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo, ha aperto con un suo intervento “Il Welfare che verrà”, una due giorni di apprendimento e confronto che il 18 e 19 novembre ha visto coinvolti a geometria variabile i 37 progetti sostenuti nel programma Welfare in azione, le Fondazioni di Comunità, le reti Qubì e di Doniamo Energia, ossia i principali attori attualmente impegnati nei programmi della Fondazione sul lavoro di contrasto alla povertà e vulnerabilità ma anche sul tema dell’innovazione e del rilancio di nuove forme di welfare.
Un evento sul futuro del welfare comunitario, nato dalla volontà di Fondazione Cariplo di essere vicina ai territori anche, e soprattutto, in queste circostanze. E per ricordare che i bisogni primari legati all’emergenza, non devono fare perdere di vista i valori e gli obiettivi del programma di Welfare in azione: contribuire a innovare l’attuale sistema di welfare sostenendo sperimentazioni, rafforzando la dimensione comunitaria, favorendo la ricomposizione delle risorse della comunità e processi aperti e partecipati dal basso.
Tanti gli spunti e i messaggi di incoraggiamento a proseguire con il lavoro di comunità che il Presidente ha voluto lanciare ai presenti e di cui vogliamo offrire qualche stralcio nei paragrafi seguenti.
Welfare significa prendersi cura.
“Il welfare non è una nicchia, nè un settore o un insieme di servizi del privato sociale o del pubblico: il welfare è prendersi cura, è costruzione di legami, è la base su cui costruiamo le comunità, è una maggiore uguaglianza, è risorsa del nostro Paese. Senza legami le comunità si sfaldano. I progetti di Welfare in azione creano una trama di legami, rappresentano un elemento di tenuta e creano valore per le nostre comunità.”
Sta cambiando la cornice e questo vale anche per il welfare.
“Siamo dentro una svolta storica, un momento in cui sta cambiando la cornice: ciò vale anche per il welfare. È fisiologico e quasi necessario quindi essere smarriti e disorientati, stiamo perdendo i nostri riferimenti. Quando questo accade, il rischio è quello di voltarci indietro, cercando certezze passate, piuttosto che guardare in avanti."
Se siamo qui oggi, dopo il percorso di questi anni, è perché avevamo già messo in discussione qualcosa, avevamo intuito che qualcosa nel welfare andava cambiato.
“Ci eravamo resi conto che non c’erano da cambiare alcune tecnicalità ma bisognava cercare altre coordinate. Grazie al programma Welfare in Azione abbiamo messo in comune la nostra esperienza per aumentare la conoscenza autoriflessiva, intanto che sperimentavamo modalità nuove di fare welfare, più vicine alle comunità. Ora bisogna quindi chiedersi come comportarci, in questo contesto di incertezza: guardarci indietro con rimpianto guardando alle certezze che si erodono - ma in questo senso avevamo già messo in discussione quelle certezze - oppure guardare avanti e cercare altri riferimenti. E il secondo punto è se vogliamo farlo insieme, con la disponibilità al confronto, oppure farlo da soli. Essere qui oggi vuol dire aver già risposto a questa domanda.”
Dobbiamo trovare nuovi format per diffondere i nostri valori.
“Il welfare ha bisogno del fare ma anche del connettere, di prendere le cose e le persone che ci sono e di metterle insieme. Stare insieme nello stesso luogo fisico ora non è più possibile, ora sono cambiati i modi di tenere insieme e connettere.”
Speriamo presto di tornare a stare insieme fisicamente, ma nel frattempo dobbiamo essere consapevoli che, avendo incorporato valori condivisi, è importante cercare nuovi format che siano in grado di tutelarli e diffonderli.
È importante fare scouting non solo dei problemi ma anche delle opportunità.
“Credo sarebbe stonato definire questo momento di crisi e di sofferenza come un’opportunità, soprattutto per rispetto di chi è stato maggiormente colpito e sta soffrendo. Allo stesso tempo, è importante fare scouting non solo dei problemi che ci sono nelle nostre comunità ma anche delle opportunità che si presentano e che non ci aspettavamo."
Abbiamo la responsabilità di sapere cogliere le opportunità, altrimenti sarebbe uno spreco imperdonabile, anche perché in questo momento non sono molte.
Il vero cuore è l’alleanza con i territori.
“Per Fondazione Cariplo, l’investimento sul programma Welfare in azione non è solo economico, è un modo di mettere risorse per il futuro, e quanto abbiamo fatto e stiamo facendo non è occuparsi di riparare qualcosa, il vero cuore è l’alleanza con i territori.”
L’ampia partecipazione alla due giorni, (con oltre 220 persone collegate da tutte le province di intervento di Fondazione Cariplo) mostra il bisogno e l’importanza di questi momenti di riflessione, scambio di pratiche e confronto; a maggior ragione in questo momento storico dove la capacità di lettura e di risposta dei bisogni necessita di essere alimentata di nuovi riferimenti, con approcci volti alla ricomposizione delle risorse che solo le comunità possono ancora essere in grado di offrire. Lo dimostrano le molte esperienze di attivazione dal basso e di volontariato messe in campo nel pieno dell’emergenza Covid-19.
La due giorni è quindi continuata con momenti frontali in plenaria e con momenti di confronto più ristretti, nello stile delle comunità di pratica, su temi che la pandemia ha reso ancora più rilevanti e urgenti, quali il lavoro con i soggetti vulnerabili, la governance e le reti partecipative, le relazioni digitali, il rapporto con il mondo socio-sanitario, il volontariato e l’attivismo. Per ciascuno di questi temi il confronto è partito dalle testimonianze e dalle storie esemplari dei progetti di Welfare in azione.
Momenti come questi confermano l’importanza per Fondazione Cariplo di continuare a lavorare sul sostegno all’infrastrutturazione sociale delle comunità, con percorsi accompagnati e pluriennali, e allo stesso tempo vogliono essere di ingaggio e motivazione a proseguire in questa direzione per i tanti territori impegnati “in prima linea” nei diversi Programmi della Fondazione.
Perché solo una comunità che si occupa delle persone più fragili sa crescere.