Scavalcare i confini sociali e fare sentire i cittadini meno soli. È questo l’obiettivo di Welfare di Tutti, il progetto lanciato dal Comune di Milano per trasformare la città in un luogo davvero a misura di persona.
“Negli ultimi anni Milano è cambiata moltissimo e noi ci siamo resi conto che il nostro sistema di Welfare era frammentato: non teneva conto dei cambiamenti sociali, veniva erogato in modo individuale e solamente ad una parte della popolazione, escludendo invece le fasce medie e contribuendo così a creare ancora più divario all’interno della comunità.” Spiega Cosimo Palazzo, responsabile del progetto. “Abbiamo capito che avevamo bisogno di nuovi strumenti, in grado di incontrare le domande di servizi di una società che è cambiata moltissimo. Da una parte l’occupazione femminile a Milano, oggi raggiunge il 63%, il che è un dato molto positivo, ma che ci spinge a ripensare i servizi, dall’altra, secondo gli ultimi dati, il 52% dei cittadini vive solo, e non può quindi contare sulle reti famigliari di un tempo.”
“Volevamo riuscire a cambiare la narrazione del welfare, per riposizionare i servizi in città e fare capire che questi possono migliorare la vita di tutti.” È così che è nata la piattaforma cittadina digitale, un sito web, per facilitare l’incontro di domanda e offerta. “Oggi chi ha bisogno di una babysitter o di una badante si affida al passaparola, l’idea invece è quella di favorire l’accesso a servizi sicuri e monitorati, riuscendo anche a fare emergere una parte di attività economica che oggi spesso non è regolarizzata.” Continua Palazzo.
L’obiettivo, quindi costruire un welfare che sia davvero di tutti, perché, come afferma Palazzo, “le ragioni relative al disagio non sono solamente confinabili alle categorie di ricchezza e povertà.”
In questo panorama la sfida è anche quella di ridisegnare il ruolo del comune come ente pubblico che, ad oggi, si muove su un perimetro ristretto, in cui amministra solamente il 25% della spesa del welfare, i cui fondi sono, nella maggior parte dei casi erogati, direttamente al cittadino il quale, però, spesso non ha gli strumenti per impiegarli al meglio.
Abbiamo capito che avevamo bisogno di nuovi strumenti, in grado di incontrare le domande di servizi di una società che è cambiata moltissimo
Dal dogsitter alla tata, la piattaforma cittadina digitale infatti permetterà a tutti di trovare l’aiuto più opportuno e più sicuro, facilitando inoltre lo sviluppo di servizi condivisi, per aiutare le famiglie che hanno gli stessi bisogni a condividere le soluzioni.
“Stiamo lavorando con 16 condomini per la sperimentazione di progetti di welfare condominiale, perché questi sono vere e proprie comunità e possono essere luoghi di collaborazione”. Per ora la sperimentazione è attiva in abitazioni in cui gli inquilini sono in carico ai servizi, ma l’idea è quella di esportare l’iniziativa anche nelle abitazioni private.
Baby Sitter e badanti condivise, ma anche servizi per il doposcuola dei bambini, il modello collaborativo del welfare, non si ferma però al condominio. “Abbiamo attivato un servizio di piattaforme territoriali, che intendono essere il braccio operativo fisico della piattaforma digitale. L’idea infatti è quella di creare tanti punti in grado di aggregare bisogni e offrire risposte condivise. Potremmo permettere a gruppi di pensionati di coordinarsi, così da favorire il trasporto dei disabili, ad esempio, favorendo così la creazione di nuovi legami e l’offerta di un servizio importante.” Spiega Cosimo Palazzo. “Attiveremo inoltre anche corsi di educazione finanziari, aperti a tutti e, in futuro, abbiamo intenzione di applicare il modello di welfare condiviso anche ai contesti aziendali, perché le aziende sono fatte di persone, e dove ci sono persone, c’è comunità.”