“Negli anni si è affermata una crescente fragilità, un nuovo concetto di vulnerabilità, che ha generato la richiesta di nuove tutele, che crediamo necessitino di nuove risposte capaci di promuovere la socializzazione dei bisogni, di coinvolgere attivamente sia i cittadini che tutti gli attori del territorio (Istituzioni, Imprese, terzo settore), in una logica di co produzione”. così Francesca Savi definisce l’obiettivo di Milano Sei l’Altro, il progetto di cui è responsabile. “Abbiamo individuato nel problema della conciliazione vita - lavoro - famiglia il tema al centro delle nostre azioni, considerato come tema trasversale rispetto alla tenuta di un tessuto sociale inclusivo e solido perché sappiamo bene che, senza un supporto adeguato, “l’area grigia” può facilmente scivolare nella grave fragilità: è perciò fondamentale agire tempestivamente e con interventi mirati” spiega Francesca Savi.
Sappiamo bene che, senza un supporto adeguato, “l’area grigia” può facilmente scivolare nella grave fragilità: è perciò fondamentale agire tempestivamente e con interventi mirati
Per fare questo, Milano Sei l’Altro coinvolge tutti i i soggetti che si occupano di welfare -, aziende, enti pubblici e società civile -, attivando in prima persona i cittadini, per ricostituire l’attenzione all’Altro che, nella società contemporanea, è andata perduta. “Le aziende in questo senso sono delle vere protagoniste, perché sono chiamate ad uscire dal proprio perimetro e ad interagire concretamente con la comunità circostante”. Tra i partner impegnati nel progetto: Altavia, Poste Italiane, Adecco, Vodafone e Umana. “Con Altavia la prima collaborazione è già partita: insieme alla dirigenza abbiamo avviato una mappatura dei bisogni principali sul territorio, cercando di sviluppare soluzioni che mettessero in gioco l’azienda e i lavoratori a beneficio dell’intera comunità.”
“In questo caso, dopo aver rilevato che uno dei bisogni è quello di poter vivere gli spazi aziendali come spazi in cui potersi ancheoccupare di sé, si sta lavorando sul ripensamento fisico e concettuale degli spazi aziendali in una logica di apertura al territorio sia rispetto alla dimensione del lavoro (Co-Working interaziendale) sia rispetto ad attività a supporto del benessere psico-fisico dei lavoratori e della comunità stessa (Co-Spacing).” spiega Savi.
Milano Sei l’Altro però non si ferma al solo rapporto tra aziende e comunità.
Il progetto necessita, per la sua realizzazione, di dispositivi e strumenti funzionali a facilitare e sostenere il processo di co produzione: “persone - nove welfare community manager - risorse professionali che "abitano" le comunità, che ne colgono punti di forza e di debolezza, che ne leggono bisogni e risorse e che sono quindi in grado di attivare le comunità di analizzare i bisogni dei cittadini e contribuire all’attivazione di soluzioni ideate e costruite proprio dal basso; luoghi - due officine territoriali - dedicati a progetto, luoghi fisici riconoscibili, punti di riferimento per i cittadini e le aziende dove trovare spazi di aggregazione e di co-produzione di servizi, spazi di formazione e approfondimento, spazi di ascolto e orientamento grazie alla presenza dei welfare manager di comunità”, racconta Savi.
“Nei prossimi anni, abbiamo inoltre intenzione di avviare 30 snodi territoriali, luoghi dislocati nelle due zone di sperimentazione, nei quali i cittadini possono incontrarsi e sviluppare nuovi servizi che li aiutino a trovare soluzioni condivise, partecipate e collaborative per i propri bisogni”. “lo strumento che aiuterà a dare concretezza ai pensieri, alle idee, per arrivare il processo di co produzione di nuovi servizi sarà quello dei cd. “laboratori urbani” che verranno condotti con gli strumenti del design dei servizi”. Il primo snodo è già stato attivato, al circolo Acli Terre e Libertà.
“Si tratta del circolo Acli più antico di Milano, punto di riferimento per le persone anziane del quartiere che è stato in grado di accogliere le esigenze di conciliazione vita lavoro famiglia portata da un gruppo di mamme del quartiere: grazie alla collaborazione di tutti, quel luogo è oggi frequentato da mamme, papà, bambini e sta diventando punto di riferimento per tutti, luogo di incontro, in ottica generazionale. "Proprio lì verranno resi disponibili ad esempio un servizio di consulenza legale, uno psicologo, corsi di teatro per bambini, corsi di italiano, e quant’altro nascerà dall’iniziativa stessa delle persone che lo frequentano . “Milano 6 l’altro aiuterà a cambiare la visione che ogni soggetto che ha a che fare con il Welfare ha dell’Altro, dando ai cittadini il potere di giocare un ruolo attivo all’interno dei propri servizi.” La città del futuro si costruisce anche così.