Ha 117 anni la testimonial del progetto La cura è di casa

È stata scelta Emma Morano, la donna più anziana del mondo, come testimonial del progetto La cura è di casa, per il sostegno degli anziani fragili e il contrasto alla solitudine

Data di pubblicazione: 20 Dicembre Dic 2016 1034 20 dicembre 2016
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Ha attraversato due secoli, due guerre mondiali e una guerra fredda, ha probabilmente votato al referendum del 1946 per decidere tra monarchia e repubblica, il primo a suffragio universale, ha vissuto il boom economico, l’Italia degli anni di Piombo, quella degli anni ottanta, novanta e duemila, l’arrivo di internet e quello dei social network. Emma Morano, con i suoi 117 anni appena compiuti è la donna più anziana del pianeta, e non poteva esserci testimonial più adatto di lei, per rappresentare La cura è di casa, il progetto vincitore del bando Cariplo sul welfare di comunità, che intende sostenere gli anziani in situazioni di fragilità e le loro famiglie, contrastando la solitudine e l’isolamento.

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“Viviamo in una piccola provincia, ci conosciamo tutti e quando ci siamo chiesti chi poteva rappresentare il nostro territorio e la qualità della vita che cerchiamo di garantire qui da noi, abbiamo capito che non c’era persona più adatta di Emma,” racconta Chiara Fornara, responsabile del progetto. “È ancora lucida, ha una forza di carattere straordinaria ed è riuscita a mantenere la propria autonomia, ancora oggi, d’altronde, Emma vive a casa sua.” È infatti nel suo appartamento di Pallanza, una frazione di Verbania, che Emma ha spento le sue 117 candeline, di casa non esce più, ma gli auguri sono arrivati letteralmente da tutto il mondo, i suoi nipoti hanno aperto una pagina Facebook e mentre la notizia del compleanno dell’ultima signora dell’ottocento si è guadagnata le prime pagine dei quotidiani internazionali, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le ha inviato un telegramma di auguri:

“A lei, ultima testimone dell' 800, rivolgo, anche a nome di tutti gli italiani, i più fervidi auguri di serenità e di buona salute". Questi 117 anni non hanno risparmiato dolori e sofferenze, la perdita di un figlio di appena sette mesi e un matrimonio difficile, quando il divorzio non esisteva ancora. "Mio marito era cattivo, tremendo – ha raccontato - Persino il vicino che sentiva quello che mi faceva, una volta mi disse: 'Emma come fai a stare con un uomo così?'. Un giorno con i miei due fratelli andai a casa, feci su le mie cose e me ne andai. Adesso lui è morto e io, invece, sono ancora qua". E proprio essere rimasta single, secondo Emma, potrebbe aver contribuito alla sua longevità: "Gli uomini sono tutti uguali", spiega, " Sono sempre stata sola ed è andata benissimo così". Se si va a scavare, analizzando quali potrebbero essere stati gli altri ingredienti di una vita così lunga, si scopre una dieta non convenzionale che farebbe storcere il naso a molti nutrizionisti: mezzo bicchiere di vino rosso al giorno, tre uova crude (oggi ridotte a due) carne macinata e intiepidita, una banana e qualche omogeneizzato di frutta, ma soprattutto un carattere forte e positivo: "Non mi arrabbiavo mai - racconta Emma - Sono sempre stata tranquilla, lavoravo e non pensavo a nient'altro".

E forse nella ricetta della longevità, vi è anche il territorio in cui si vive. Verbania si trova infatti al secondo posto per il livello di qualità della vita, nella classifica di Legambiente, come ricorda Chiara Fornara. “Si tratta di un’ulteriore conferma a ciò che già sapevamo. Da noi si vive bene e il nostro territorio può davvero diventare un buen retiro per chi ha trascorso la vita in città e si vuole ritirare in un posto tranquillo. Inoltre stiamo portando avanti un lavoro di riqualificazione degli spazi pubblici e creando nuove piste ciclabili, contribuendo così a costruire un territorio che sia sempre di più a misura di persona, anche anziana.”

Bisogna scalfire l’idea della delega e cercare invece di attivare l’intera comunità."

La cura è di casa si inserisce proprio in questo scenario. “In una società come la nostra la cura degli anziani è un tema che riguarda tutti. La casa di riposo non può più essere l’unica risposta possibile. Bisogna scalfire l’idea della delega e cercare invece di attivare l’intera comunità. Ci sono persone che hanno bisogno di un supporto minimo, che potrebbe essere offerto grazie alla rete dei cittadini, ciò che dobbiamo fare è organizzare meglio la filiera dei servizi, implementare l’integrazione e il coordinamento delle risorse che esistono già sul territorio.” Racconta Chiara Fornara. Un progetto dunque, che punta a facilitare il passaggio verso la quarta età, quando si passa ad una fase di inattività ma si può ancora mantenere una qualità della vita adeguata, proprio come ha fatto Emma. “L’obiettivo è quello di intercettare i bisogni, conoscere le situazioni e agganciare i potenziali utenti, intervenendo così ancora prima che si trovino in una situazione di difficoltà,” continua Fornara. Per fare questo, entro Aprile 2017, La cura è di casa punta a contattare i primi 100 anziani, per arrivare a capire i bisogni e le possibili soluzioni. “Fino ad oggi l’elemento ricorrente è quello della solitudine. Tra gli anziani che abbiamo raggiunto la preoccupazione più grande è quella di non sapere chi chiamare nel momento del bisogno. Per questo tra le nostre priorità vi è arrivare prima che le persone inizino a sentirsi sole.” D’altronde che ci sia una sensibilità profonda per i cittadini più anziani, lo dimostra anche la storia di Emma, sulla sua pagina Facebook circa 5mila persone le hanno fatto gli auguri e tutti, da Repubblica, fino al New York Times e al Washington Post, hanno parlato di lei trasformandola in un monumento vivente alla gioia di invecchiare, circondata da una comunità globale, simbolo della lotta all’isolamento e alla solitudine.

Foto: Olivier Morin