Quando i vicini diventano una famiglia

Compie un anno il condominio sociale di Calcinato in provincia di Brescia, dove gli inquilini si conoscono tutti e si aiutano a vicenda

Data di pubblicazione: 14 Luglio Lug 2017 1118 14 luglio 2017

La riscoperta della comunità parte dal privato di casa propria. È questa l’idea alla base del condominio sociale di via Farinati 9, a Calcinato, in provincia di Brescia, arrivato a festeggiare il suo primo anno di vita. Parte del progetto #genera_azioni che si sviluppa nell’ambito di Montichiari, sostenuto dal bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, il condominio è un luogo dove i vicini diventano una vera e propria famiglia e una risorsa per combattere la solitudine e scambiarsi competenze e idee.

“Avere un tetto sulla testa, per molti, è la normalità. Per altri, invece, rappresenta un forte bisogno a cui dare risposta. Un’esigenza che non può e non deve essere taciuta o messa in secondo piano; anzi, è essenziale porla in cima alla lista delle difficoltà da arginare, per questo l’asse “casa" è una delle priorità di #genera_azioni. ”, spiega Elena Rocca, responsabile del progetto. “L’idea del condominio sociale è nata per far fronte ad una situazione problematica. Lo stabile di via Farinati un anno fa era molto diverso, le situazioni di fragilità non erano intercettate e questo si rifletteva sull’intero sistema del condominio e del quartiere. In questi mesi abbiamo lavorato per riqualificare l’abitare, partendo da chi lo abita, per arginare le situazioni di fragilità e porre rimedio a quelle di emergenza”.

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​Elemento chiave nell’organizzazione del condominio è il cosiddetto custode sociale, una figura di sostegno e un aiuto nei problemi domestici, nella gestione degli spazi comuni, nella condivisione delle regole per il benessere di tutti e nell’accoglienza di idee e proposte.
“Per i primi mesi ci siamo appoggiati ad un operatore che ha impostato il lavoro, ma che adesso è stato affiancato da un giovane inquilino che, grazie al condominio, sta imparando un vero e proprio mestiere”, basato sulla facilitazione dei rapporti tra i condomini e sulla soluzione dei piccoli problemi quotidiani. Il ragazzo, di origini senegalesi, è stato inoltre un protagonista attivo di molti dei laboratori di comunità del progetto genera_azioni, che hanno facilitato poi il suo ruolo come custode sociale.

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Volevamo ispirarci alle relazioni comunitarie di una volta, quando chi viveva vicino si conosceva e si dava sempre una mano. Avere rapporti di vicinato solidi significa poter offrire ai bambini un contesto amicale sicuro, aiutare gli anziani a sentirsi meno isolati e aiuta addirittura a risparmiare!

Elena Rocca, responsabile del progetto

La condivisione infatti significa anche un taglio alle spese, grazie allo svolgimento delle attività condominiali, tra pulizie e piccoli lavoretti, un circolo virtuoso perché “in questo modo oltre a spendere meno soldi, si entra anche in relazione con i vicini”. Inoltre nel condominio sociale è stato possibile conciliare domanda e offerta nel mondo del lavoro: alcune inquiline, disoccupate, sono state assunte dalla ditta di pulizie locali per lavorare proprio nell’edificio; una conciliazione inedita, che ha dato ottimi frutti.

Nell’ultimo anno in via Farinati di nuovi rapporti ne sono nati parecchi: sono diverse le signore che si ritrovano insieme per organizzare cene etniche e, tra i condomini, un signore italiano ha lanciato l’idea delle chiacchiere con gli stranieri, così da sentirsi meno solo e aiutare gli altri a praticare la lingua. Infatti la maggior parte delle persone in Via Farinati non sono italiani. Un aspetto delicato che è stato trasformato in punto di forza, in un paesino di pochi abitanti, in cui un intero condominio può cambiare non solo la faccia del quartiere, ma le relazioni di una buona parte dell’intera comunità.

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Abbiamo capito che questo poteva essere luogo chiave per l’integrazione. Fin da subito abbiamo aperto lo stabile al resto del quartiere, organizzando una festa in cui le signore hanno cucinato per tutti, i piatti dei propri paesi”. Un modo per conoscersi, chiacchierare e creare relazioni. “Abbiamo poi attivato una serie di voucher lavorativi, spendibili all’interno del quartiere, un altro strumento per facilitare l’incontro”, spiega Rocca. “I primi dubbi, col tempo, sono stati spazzati via. Abitare in un posto dove i bambini giocano sicuri in cortile, gli anziani sono curati e tutti ti salutano per le scale con un sorriso o una buona parola piace a tutti, tanto che abbiamo appena inaugurato un condominio solidale anche a Carpenedolo e a breve applicheremo lo stesso modello a un altro condominio”. La rinascita della comunità parte anche da qui.