Un mondo giovanile fuori da ogni radar e un disagio che nessuno riusciva a intercettare. È per questo che nel basso mantovano è nato GiovenTu, il progetto sostenuto dal bando “Welfare di comunità e innovazione sociale” di Fondazione Cariplo. «È un progetto che ha come capofila il Comune di Suzzara e per partner quattro realtà sociali: l’associazione Libra, la cooperativa Minerva, la cooperative Tantetinte e il Csv di Mantova», spiega la project manager Roberta Lorenzini.
Il bacino di utenza del progetto comprende, oltre a Suzzara, i comuni di Gonzaga, Moglia, Motteggiana, San Benedetto Po e Pegognaga. «È un territorio che vanta molti servizi dedicati agli anziani, alla disabilità e alla tutela minori, ma che vive una grande criticità per quello che riguarda la prevenzione primaria dei pre-adolescenti e dei nuovi adulti, la fascia di età che va dagli 11 ai 25 anni». Ad allarmare i sevizi sociali locali sono stati alcuni segnali inequivocabili: «dal 2011 al 2015 le prese in carico da parte dei servizi per i minori sono aumentate del 51%, allo stesso modo sul territorio sono stati registrati un incremento degli atti di vandalismo e una diminuzione del grado di partecipazione giovanile».
Da qui l’idea di creare un gruppo di co-progettazione che, oltre agli attori sociali e istituzionali del territorio, annovera anche 5 ragazzi dell’Istituto Manzoni di Suzzara. «Si tratta di un istituto omnicomprensivo che ricomprendeliceo scientifico,linguistico , scienze sociali, e ragioneria che, raggruppando oltre 750 studenti, per il territorio è molto importante», spiega Lorenzini, che aggiunge, «la presenza dei ragazzi per noi era importante per capire esigenze, sogni e problemi. Ed è stata una scelta fondamentale».
I ragazzi infatti per la prima volta hanno potuto confrontarsi con gli adulti ed esprimere i propri bisogni e i propri desideri. «Abbiamo scoperto un mondo che non conoscevamo. È grazie a loro se abbiamo capito che hanno un grande desiderio di vivere gli spazi aperti frustrato da un grande senso di insicurezza. Oppure delle difficoltà enormi che vivono nell’accesso al lavoro», afferma la project manager, «è principalmente sul loro contributo che abbiamo costruito il modello di intervento».
Abbiamo scoperto un mondo che non conoscevamo. È grazie a loro se abbiamo capito che hanno un grande desiderio di vivere gli spazi aperti frustrato da un grande senso di insicurezza
Quattro le azioni che compongono GiovenTu. «La prima è Social Point, che consiste in luoghi e momenti dedicati alla creazione di relazioni sociali». Il basso mantovano infatti è un territorio fatto di piccoli comuni. Non c’è una rete di mezzi pubblici efficiente e i giovani sono così costretti a coltivare le proprie relazioni soprattutto attraverso il web. «La seconda azione è la rigenerazione urbana per una comunità più sicura e solidale», sottolinea Lorenzini. Uno sforzo che si basa sul co-progettare insieme a giovani e comunità, spazi per la vita comune. «Stiamo già lavorando con tutti i comuni per identificare gli spazi da recuperare». «GiovenTù al lavoro è la terza azione. Consiste nell’avvicinare giovani e imprese», chiarisce Lorenzini. Per farlo è stato coinvolto il Centro Tecnologico Arte e Mestieri di Pegognaga, che raggruppa 27 imprese del territorio insieme alle quali verranno proposti corsi di formazione per i responsabili risorse umane. Infine l’azione Comunicazione e sensibilizzazione. «Il nostro target è giovane ma il nostro non è un progetto sulle politiche giovanili. Abbiamo l’ambizione di coinvolgere tutte le associazioni del territorio, anche quelle che si occupano di terza età. Lo scopo è creare un legame tra i due mondi per aiutare un rinnovamento dell’associazionismo locale».