Francesca, 40 anni, è una dei 10.620 beneficiari dei progetti raggiunti dal bando “Welfare di Comunità e Innovazione Sociale” e venerdì 22 settembre ha prestato le sue parole all’attrice Elena Russo Arman, sul palco del Teatro Elfo Puccini. Ma come gira questo welfare! è il titolo che è stato scelto per la giornata dedicata al racconto di quello che sta accadendo nei territori coinvolti dalla sperimentazione e delle esperienze nate dal ripensamento in chiave comunitaria delle risposte ai bisogni sociali, a tre anni dal lancio del Programma da parte di Fondazione Cariplo. E in effetti è andata in scena una girandola di volti, riflessioni, proposte: un primo confronto tra i protagonisti del cambiamento, la prima tappa di un percorso destinato a continuare, arricchito di nuove consapevolezze e attraversato da sfide ancora aperte.
233 luoghi del welfare, 114.000 cittadini raggiunti, 10.620 beneficiari, 175 nuove figure professionali (tra community manager, agenti di rete, educatori finanziari…), 3.633 cittadini e famiglie coinvolte attivamente: sono numeri grandi, che obbligano a ragionare insieme sulle ipotesi di cambiamento generate da una visione del welfare «non più assistenzialista ma promozionale, meno emergenziale e più capace di agire in ottica preventiva», come sottolinea Monica Villa di Fondazione Cariplo e a come dare continuità a questo cambiamento.
Sul palco del Teatro Elfo Puccini si sono dati appuntamento nella mattinata per parlare dei nuovi luoghi, delle nuove professionalità e dei nuovi target emersi nel percorso i referenti di progetto di “Oltre i perimetri”, “Più segni positivi “, “Fare Legami”, “Comunità possibile”, “#genera_azioni”. A fare da “discussant” Gino Mazzoli. Con Flaviano Zandonai si sono confrontati sui nuovi sistemi di connessione tra cittadini “We-Mi”, “La cura è di casa” e “Family Like”. “Risorse e relazioni: come mobilitarle e ricomporle” era il titolo del dibattito che ha visto protagonisti, con Luciano Zanin, “Living Land”, “VAI”, “Nove+” e “Rigenerare valore sociale nel lodigiano”.
Pensavo di avere solo da chiedere, invece avevo tanto da dare".
Qui il video della mattina: https://player.vimeo.com/video/235117412?title=0&byline=0&portrait=0
Qui il video del pomeriggio: https://player.vimeo.com/video/235129730?title=0&byline=0&portrait=0
Il pomeriggio è stato dedicato alle sfide future: come favorire e come mantenere le nuove alleanze dell’innovazione territoriale, un confronto con le istituzioni condotto da Marco Brunod, a cui hanno partecipato, l’assessore del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, l’Assessore della Regione Lombardia Francesca Brianza, l’Assessore del Comune di Brescia Felice Scalvini e Andrea Caprini, Assessore al Comune di Mantova, oltre al contributo offerto da Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore. Sul ruolo strategico delle aziende nel sistema del welfare locale hanno discusso, insieme a Nicoletta Alessi, i protagonisti di “Milano sei l’altro”, “Fare Legami” e “Giovani di Valore”.
Come sottolinea il presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti: «Una delle chiavi di successo di Welfare in Azione e Innovazione Sociale sarà misurata dalla capacità di coinvolgere le aziende». In “Giovani di Valore” realizzato a Tradate, gli interlocutori aziendali sono stati presenti fin dalla fase di progettazione e 77 aziende si sono rese disponibili per offrire ai giovani opportunità formative e lavorative.
La tavola rotonda pomeridiana, moderata da Franca Maino, ha aperto un confronto tra mondo sindacale, associazioni di categoria, un provider di servizi di welfare aziendale e il mondo del terzo settore sulle possibili connessioni tra welfare aziendale e welfare territoriale e sui diversi ruoli che le aziende possono giocare come nuovi soggetti di welfare locale, aprendo a nuove sfide per il futuro che potrebbero rappresentare un ulteriore fronte di intervento della Fondazione.
Una giornata lunga e densa, scandita dalle performance artistiche di Elena Russo Arman, che hanno punteggiato anche di musica e di poesia lo spazio del dibattito e hanno dato voce ad alcune delle 10.620 persone che il bando ha raggiunto. Come Francesca che nella frase «Pensavo di avere solo da chiedere, invece avevo tanto da dare», ha saputo racchiudere il senso dell’intero progetto: la fiducia nelle capacità delle comunità stesse di “curare” i propri problemi.
È andata in scena la “scuola al contrario”, annunciata dal moderatore Massimo Conte, in cui “sbagliare è bello, copiare è lecito, tradire è necessario”. Perché, come ha sintetizzato Conte: «raramente le cose sono andate come avevamo in mente e questa è la cosa più bella, la realtà sociale è viva, le persone irrompono con la loro soggettività e cambiano i modelli», spesso anzi «si inciampa nell’inatteso» come dice Monica Villa. «Ma tutte queste sorprese ci servono per imparare. Sbagliare è bello: una faticosa necessità che porta apprendimento, copiare è legittimo perché le comunità di pratica sono dei laboratori aperti e tradire i modelli è necessario perché ogni contesto ha la sua storia”.
Dal vento dell’inatteso che ha soffiato sulla girandola in questi tre anni sono emersi i nuovi attori e i nuovi luoghi del welfare. Beatrice Fassati di Fondazione Cariplo parlando di luoghi precisa: «In questo numero, 233, sono confluiti luoghi molto diversi, non sempre connotati ma attraversati dalle persone. Sono i punti di comunità, gli hop cafè, i community hub, in alcuni casi sono stati attivati ex novo, in altri riattivati. Sono luoghi che hanno cambiato veste». E’ il caso per esempio della Farmacia di Corbetta che grazie a “Comunità Possibile”, è diventata un punto di ritrovo per le neo-mamme dove sono stati organizzati una serie di incontri con pedagogiste e puericultrici ma soprattutto si è trasformata in uno spazio in cui confrontarsi, raccogliere informazioni, condividere dubbi, paure e soddisfazioni.
Ma i punti di comunità possono essere anche le scuole stesse: grazie a al progetto “Nove+” è stato possibile aprire le porte degli istituti scolastici del Municipio 9 di Milano a tutta la comunità, trasformando le aule in luoghi di scambio e apprendimento intergenerazionale. Sono anche luoghi in cui coprogettare nuove proposte, o gli empori in cui le famiglie in difficoltà possono fare gratuitamente la spesa di beni e servizi, come lo “Scaffale Relazionale” aperto a Sondrio da “Più segni positivi”, che ha saputo coinvolgere anche le aziende e i professionisti del territorio, realizzando uno degli obiettivi più a lungo termine del percorso.
È una rivoluzione che attraversa anche gli attori del welfare. In questi tre anni sono emerse nuove professionalità, come ad esempio i community manager o i care planner de “La Cura è di casa” ma in altri casi sono gli operatori tradizionali che hanno saputo cambiare pelle.
Come sottolinea Giampetro Pezzoli, di #genera_azioni: «dialogare con un nuovo target significa riprogettare anche nuovi ruoli e un nuovo lavoro per gli operatori. E’ necessario ripensare alla relazione operatore-utente non più in una logica top-down ma come a un processo in cui l’operatore diventa quasi un agente di rete che deve ingaggiare “attori che sanno”, che sono poi le persone che circondano l’utente, come i parenti stessi”.
Il nuovo target destinatario di “Welfare in azione e Innovazione sociale”, è quello della vulnerabilità, il ceto medio impoverito dagli eventi naturali della vita, come separazioni, o temporanea disoccupazione e che, in assenza di adeguate reti di supporto, sperimenta un rapido e silenzioso slittamento verso il basso.
Dice Luca Verri, di Più Segni Positivi: «Nel target della vulnerabilità c’è chi è più vicino ai ceti marginali e chi agli agiati. Sono le persone che, nonostante vivano una situazione di fragilità, non accedono ai servizi sociali anche perché le statistiche ci dicono che parliamo di una percentuale che si attesta intorno al 30% della popolazione e i servizi sociali raggiungono il 5%. Per intercettare quest’area c’è bisogno anche di nuovi metodi e linguaggi, perché spesso si tratta di persone che non vogliono esporsi e che si vergognano a chiedere aiuto».
Gino Mazzoli aggiunge: « È fondamentale inquadrarla perché non aumenti il risentimento sociale. La comunità che si appropria del proprio disagio e non lo delega è una svolta culturale. E costruire insieme e non contro le istituzioni è anche una grande scommessa democratica». Il bando è attivo, molte sfide sono ancora aperte ma questo primo scambio di pratiche, esperienze e riflessioni tra gli attori coinvolti ha messo in luce l’urgenza di condividere i metodi per costruire uno strumento di lavoro comune: perché gli elementi che uniscono le varie esperienze sui territori sono molti, a partire dal grande patrimonio di fiducia che le comunità hanno dimostrato.
Intanto c’è una buona notizia: «La Regione Piemonte sta pubblicando bandi in cui chiede ai territori di ripensare il sistema di welfare: prendendo spunto, anzi copiando da Fondazione Cariplo» dice Chiara Fornara, della “Cura è di Casa”. Nella scuola al contrario del Welfare di Comunità e Innovazione Sociale, copiare è lecito, anzi indispensabile.