Quando il sostegno psicologico parte dalla scuola

Sportelli di ascolto e laboratori per affrontare insieme le sfide quotidiane di insegnanti, genitori e alunni. Così nel Magentino sei scuole affrontano le esigenze di una comunità che cambia

Data di pubblicazione: 10 Agosto Ago 2018 1212 10 agosto 2018

Si chiama ‘Hope:In-con-tra’ ed è un’iniziativa attivata dall’Istituto Comprensivo Edmondo De Amicis, esempio di collaborazione tra genitori e insegnanti che sta aiutando i ragazzi a vivere più serenamente la scuola. ‘Hope:In-con-tra’, sviluppata nell’ambito del progetto Comunità Possibile, sostenuto dal bando “Welfare in Azione” di Fondazione Cariplo, comprende sei plessi scolastici e 152 docenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado dei Comuni di Marcallo con Casone, Boffalora sopra Ticino e Mesero.

«Sono stati attivati sportelli di ascolto destinati a tutte le componenti della comunità scolastica per completare il triangolo delle relazioni educative: insegnanti - alunni – genitori», racconta la preside dell’Istituto comprensivo, Marisa Oldani, spiegando che in queste scuole sono stati avviati anche laboratori formativi dal titolo ‘Educarsi per educare alle relazioni’, rivolti a insegnanti e genitori in incontri congiunti, un’iniziativa voluta fortemente proprio dalle famiglie, come spiega Margherita Corinna, rappresentante di classe.

«Nei primi due anni sono stati avviati degli incontri con i genitori e gli psicologi, e poi si è deciso di coinvolgere anche gli insegnanti. Durante gli incontri abbiamo fatto dei giochi di ruolo che ci hanno permesso di indossare gli uni i panni degli altri e capire le problematiche e le sfide con cui tutti dobbiamo confrontarci. È stato uno strumento utilissimo per noi, perché per la prima volta abbiamo toccato con mano il lavoro fatto dal corpo insegnanti». Nell’ultimo anno invece la decisione dei genitori è stata di rafforzare il servizio di supporto psicologico offerto ai ragazzi delle scuole medie.

John Schnobrich 520023 Unsplash

A scuola è stata posizionata una cassetta delle lettere, nella quale gli studenti potevano inserire, in forma anonima, le proprie domande o richieste di incontro, un’idea che ha avuto un successo enorme e inaspettato. In tantissimi si sono rivolti al servizio, per questo abbiamo deciso di dedicare più ore allo sportello per i ragazzi.

Una domanda altissima, come conferma anche la preside: «Numerosi studenti preadolescenti, nelle diverse sedi, usufruiscono dell’accesso spontaneo agli sportelli e hanno a disposizione uno spazio di ascolto in cui esporre problematiche o difficoltà, trovando consigli negli esperti competenti». Proprio Marisa Oldani si è messa in gioco in prima persona nel collaborare con le altre realtà della rete di Comunità Possibile. «Credo che il metodo acquisito nella scuola potrà essere applicato anche in altri contesti e per altre iniziative future», aggiunge Oldani.

Notevole l’apporto delle famiglie che hanno trovato attraverso ‘Hope: In-con-tra’ strumenti per rispondere alle sfide educative con i propri figli. «In maniera graduale e progressiva, nel corso del triennio, i genitori hanno collaborato per sensibilizzare alla partecipazione alle iniziative e ai laboratori», sottolinea ancora la preside. «Sono stati coinvolti anche nel progetto ‘Caleidoscopio’, un’altra azione parallela di “Comunità Possibile”, in cui le famiglie hanno raccolto le esigenze e le tematiche educative di comune interesse da affrontare negli incontri».

L’azione ‘Hope: In-con-tra’ è una delle 70 del progetto Comunità Possibile, attivo nel Magentino (area popolosa a est di Milano) e rivolto principalmente a famiglie con figli tra zero e dodici anni e convergente su tre direttrici: socializzazione, ovvero il trovare spazi e tempi per l’aggregazione e il tempo libero; educazione, in termini di confronto per il superamento del senso di solitudine genitoriale nelle sfide educative; conciliazione del tempo lavoro con quello di cura dei figli. «Fin dall’inizio i bisogni raccolti sono diventati obiettivi da raggiungere, Hope ha risposto proprio alle difficoltà educative genitoriali», spiega Caterina Chiarelli, coordinatrice di Comunità possibile, «nato sulla scorta dell’esperienza di famiglie unitesi fra loro in collaborazione con l’Ufficio di Piano di 13 Comuni dell’ambito».