La città del Noi a Brescia si costruisce ogni giorno

Un consiglio d'indirizzo del welfare della città per condividere informazioni, bisogni, idee

Data di pubblicazione: 27 Dicembre Dic 2018 0927 27 dicembre 2018
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Se la cura degli altri è una responsabilità ma anche un’occasione per l’intera comunità, deve essere la comunità a diventare protagonista.

E a Brescia uno dei luoghi in cui è possibile farlo è il Consiglio d'indirizzo del welfare della città, un tavolo di lavoro istituito dal Comune, come luogo di discussione e confronto sul tema del welfare tra le istituzioni pubbliche e il Terzo Settore.

Nato nell’ambito del progetto “Brescia città del noi”, sostenuto all’interno del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, il Consiglio d'indirizzo è stato uno strumento utile per innovare in chiave comunitaria e partecipata le tradizionali aree dei servizi sociali nel Comune di Brescia.

La finalità del Consiglio di indirizzo è stato quello di stimolare tramite incontri di confronto la progettualità di tutti gli attori del welfare in una visione condivisa che valorizzasse tutte le risorse presenti sul territorio, e di favorire la coprogettazione e la partecipazione attraverso la condivisione di informazioni, esigenze, istanze utili a orientare scelte e azioni volte a realizzare un sistema di welfare sempre più equo e solidale.

Il Consiglio d’indirizzo ha fatto incontrare istituzioni, associazioni, rappresentati del terzo settore, medici di base, psicologi e farmacisti. E’ stato molto utile per allargare lo sguardo

Silvia Bonizzoni, responsabile tecnico del progetto Brescia città del Noi

Al tavolo del Consiglio di indirizzo si sono seduti l'assessore con delega ai servizi sociali del Comune di Brescia e di Collebeato, tredici componenti fra organizzazioni attive nel welfare del territorio del terzo settore, organizzazioni sindacali, enti di ricerca e formazione tra le personalità singole con competenze nell'ambito del welfare, scelte sul criterio della rappresentatività, rilevanza e varietà.

Un contributo molto importante è arrivato dai farmacisti che si sono proposti come antenne sul territorio e come promotori di iniziative. Sono diventati un supporto e un punto di snodo e informazione indirizzando famiglie e anziani verso i servizi esistenti. D’altronde chi meglio di loro conosce le famiglie, sa dove è appena nato un bambino o chi vive solo?

Un altro esito positivo è stato far dialogare per la prima volta le scuole di psicoterapia che non si erano mai parlate e avere coinvolto come volontari gli studenti di psicologia dell'Università Cattolica e dell’Università Statale di Brescia.

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Punti di Comunità si sono così aperti per la prima volta agli studenti di Psicologia e l'Università si è messa al servizio di una realtà del territorio. Prima gli studenti hanno intervistato gli operatori dei Punti Comunità per conoscere meglio il territorio, poi gli operatori li hanno aiutati a trovare dei ragazzi del quartiere con cui sperimentare il Photovoice, una metodologia con la quale le persone possono rappresentare alcuni aspetti e contenuti critici delle loro comunità attraverso la fotografia. E’ un modello che ha una doppia funzione, partecipativa e di indagine, attivando un alto grado di partecipazione e cooperazione tra partecipanti in un rapporto paritario, con l’ambizione di creare proposte e immaginare soluzioni.

Attraverso quindi la collaborazione con i punti di comunità, gli studenti hanno chiesto ai ragazzi del quartiere di fotografare le cose positive e negative e di provare a immaginare dei cambiamenti; per esempio in un'area piena di sterpaglie si è pensato di mettere panchine.

Adesso gli studenti insieme ai Punti Comunità restituiranno i punti di forza e di debolezza di ogni quartiere con una mostra fotografica

Elena Marta, docente di psicologia di comunità dell'università Cattolica Brescia

E’ stata anche avviata un’indagine che ha coinvolto 236 psicologi, ai quali è stato inviato un questionario. È stato chiesto ai professionisti di esprimersi in merito ai problemi rilevati più frequentemente, a quelli con maggiore criticità e quelli emergenti. Dai dati è emerso che a Brescia le persone in carico alla psichiatria sono 15.000 e che il più grande problema è legato all’assenza di relazioni. Problema che riguarda famiglie, adolescenti e anziani. Nel report i terapeuti auspicano la costruzione di interventi di rete e comunitari e propongono collaborazioni con enti pubblici, privati, del terzo settore per rispondere al crescente senso di solitudine e disorientamento. Propongono attività di psicoeducazione in termini di gestione delle emozioni, delle relazioni sociali e di parent training e suggeriscono all’amministrazione di investire in progetti che favoriscano occasioni di socialità.

“Gli psicologi hanno sempre partecipato agli incontri, le facoltà di psicologia hanno messo a disposizione i loro studenti, e oggi abbiamo volontari giovanissimi che la domenica pomeriggio incontrano i senza fissa dimora. E presto anche i tirocinanti potranno offrire dei servizi alla città. Per noi è un piccolo miracolo

Silvia Bonizzoni

Il Consiglio di indirizzo è stato uno strumento molto utile e per questo l’anno prossimo verrà riconfermato: ci sarà un nuovo bando con l’obiettivo di allargare la partecipazione al mondo della sanità e al mondo della scuola.

Perché una città del Noi si costruisce ogni giorno grazie alla partecipazione e all’ascolto.