Neet è l’acronimo di “Not (engaged) in Education, Employment or Training” e indica quei giovani fra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e rifiutano qualsiasi forma di inserimento sociale e di lavoro. Un fenomeno in crescita: in Italia i NEET sono più di due milioni, di cui 225.000 in Lombardia.
Ha deciso di puntare alla riattivazione di questi giovani Nove+, uno dei progetti finanziati nella seconda edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che nel Municipio 9 di Milano aiuta le famiglie nella sfida educativa, sviluppando nuove opportunità per contrastare l’abbandono scolastico e promuovendo una comunità auto-educante.
All’interno del progetto Nove+, è nato un corso di employability (occupabilità), che aiuta i NEET a ritrovare la loro strada e a far emergere i loro talenti.
Grazie ad un confronto durato 6 mesi, basato sull’applicazione della Teoria del Cambiamento, che ha coinvolto associazioni del territorio, scuole, enti che si occupano di formazione lavoro, rappresentanti di aziende del territorio, il Comune di Milano e anche un rappresentante dei beneficiari del progetto, è nata una riprogettazione dei corsi di employability già proposti nel corso del progetto ma con scarso successo. È stato un importante momento di riflessione per la definizione degli obiettivi di medio/lungo periodo che la Fondazione Mission Bambini vuole raggiungere sui NEET.
I corsi di employability durano tre mesi e puntano alla riattivazione della persona che a volte si concretizza con l’inserimento lavorativo, altre volte con l’inserimento scolastico.
A volte rafforziamo le competenze tecniche ma nella maggior parte dei casi potenziamo le cosiddette soft skill come la fiducia in se stessi, l’etica del lavoro, la capacità comunicativa.
Intercettare i NEET non è semplice. Alcuni vengono intercettati grazie ai 6 spazi comunità presenti nella zona 9 di Milano dove loro stessi, o i loro famigliari, entrano a chiedere delle informazioni. Altri sono arrivati grazie a una campagna social nata per lanciare il secondo corso di employability, rivolta alle madri che le coinvolgeva chiedendo loro “Tuo figlio non studia e lavora? Aiutalo con il nostro corso gratuito.” Quest’anno, su 12 ragazzi, che frequenteranno il corso di employability , il 50% è stato intercettato grazie alla campagna su fb e il restante 50% grazie agli spazi comunità.
Due figure chiave sono il Mental coach e l’orientatore. Il Mental coach è una figura chiave che aiuta i ragazzi a far rinascere l’autostima e la motivazione con il lego system, un metodoche permette ai partecipanti di “costruirecon le proprie mani” un modello tridimensionaledel proprio “problema” (strategico, operativo o relazionale) e riescead attivare le proprie risorse interiori.L’orientatore invece è una figura legata al mondo delle aziende, che orienta i giovani verso i lavori più richiesti: si occupa sia della selezione che della verifica, a metà del percorso, delle aspirazioni emerse dopo i primi incontri, con l’obiettivo di individuare, a fine corso, una proposta concreta per i ragazzi, che sia di tipo formativo o di inserimento lavorativo. Aspetto innovativo la creazione di un’equipe composta da educatori, psicologi, professionisti e il progettista di Mission Bambini, che si riunisce per discutere i contenuti del corso (decisi in base alla composizione del gruppo) e riflette sui risultati raggiunti, al fine di apportare modifiche migliorative.
Un ruolo molto importante è quello delle aziende che hanno deciso di aprirsi al volontariato aziendale mettendosi a disposizione di questi ragazzi. Come la Goldman Sachs che li ha invitatinella loro sede, in centro a Milano, e li ha aiutati a sistemare il curriculum. O l’aziendaPBN Smart Solution For Industrial Ventilation che ha offertoun corso su come cercare lavoro sui social. Queste esperienze sono state giudicate dai ragazzi molto positivamente e rappresentano il tentativo di rendere da un lato il percorso quanto più concreto possibile, dall’altro un modo per rendere le aziende consapevoli del loro ruolo sociale. L’obiettivo futuro è quello di lavorare sempre con più aziende del territorio che possano offrire tirocini e formazioni ad hoc.
C’è una storia molto significativa ed è quella di Sonia (nome di fantasia) intercettata grazie ai social network che quando si è avvicinata al progetto, non usciva da casa da 8 anni. Oggi ha scoperto di volere lavorare con i bambini, e ha ottenuto un tirocinio in un nido all’interno di una ong specializzata, che garantirà il tutoring.
Questi ragazzi ci insegnano cosa sia la resilienza. Si avvicinano perché si fidano di noi e noi dobbiamo dagli il massimo.
Così come Sonia, che è riuscita ad alzarsi dopo 8 anni di isolamento da una panchina per tornare a giocare, ci sono tanti altri ragazzi che hanno bisogno di ritrovare fiducia in se stessi.
I ragazzi stessi sono la nostra ispirazione. Aiutando anche solo uno di loro aiutiamo l’intera società.
E quando un ragazzo ritrova fiducia in se stesso, è l’intera famiglia a ritrovare fiducia nel futuro. Così l’impatto si moltiplica e si produce cambiamento.