Tutti i conflitti sono caratterizzati da sentimenti di ingiustizia.
Tutti i confliggenti credono di avere ragione e tendono a vedere l’altro come un prevaricatore e se stessi come vittime.
Ecco perché punta a rileggere i fatti ConTatto, uno dei progetti della terza edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che negli ambiti di Como e di Lomazzo-Fino Mornasco prova a rivoluzionare la gestione dei conflitti rimettendo al centro la comunità.
L’approccio innovativo degli interventi riparativi, infatti, non si limita a coinvolgere i confliggenti, ma l’intera comunità all’interno della quale il danno è avvenuto, favorendo il dialogo e l’incontro fra tutte le parti.
Con l’approccio riparativo proviamo a sviluppare una sensibilità che porti le persone a parlarsi e a trovare una rilettura degli sguardi prima ancora di trovare la soluzione.
Il progetto ConTatto ha 4 aree di intervento: sociale, vittime, penale, comunicazione. Nell’area sociale rientrano tutte quelle attività che si domandano come fare a portare l’approccio riparativo nella vita delle persone; l’area vittime ha attivato dei piccoli gruppi di sostegno composti da 3 vittime, 3 cittadini e 2 facilitatori, all’interno dei quali le vittime possono dire come si sentono; l’area penale ha attivato dei piccoli gruppi di sostegno composti da 3 rei, 3 cittadini e 2 facilitatori per parlare di come si sente l’altro; l’area comunicazione di occupa di sensibilizzare il territorio e raccogliere fondi.
Sono due gli strumenti trasversali, alle tre aree (sociale, vittime e penale) che utilizzano l’approccio riparativo: i Gruppi a Orientamento Riparativo (GOR) e i Corpi intermedi.
I Gruppi a Orientamento Riparativo (GOR) sono finalizzati al dialogo e all’incontro tra le vittime e gli autori di reato e si costituiscono intorno a un reato avvenuto. Ai GOR partecipano semplici cittadini interessati a prendere parte a questa esperienza guidati dagli operatori che svolgono la funzione di facilitatori. I GOR aiutano le persone ad affrontare emozioni forti legate alle sofferenze, alle ferite e alle conseguenze dei reati agiti e subiti, e scoprire che insieme si può anche andare oltre la ferita dell’offesa e del reato. I corpi intermedi, invece, sono dei gruppi di cittadini capaci di intercettare i malesseri di un gruppo di persone o di un quartiere e che discutono insieme agli operatori delle tematiche conflittuali per poi decidere se intervenire o meno.
Gli approcci riparativi si sperimentano quotidianamente nelle scuole e in alcuni quartieri.
Nelle scuole emergono quotidianamente piccoli e grandi conflitti: tra ragazzi, tra una classe e un’insegnante, fra insegnanti e genitori. Affrontarli con l’approccio riparativo significa attivare dei laboratori che possano far dialogare le tre anime della scuola sono: insegnanti, genitori e ragazzi. E capire che ogni conflitto ha una sua storia e che a volte basta chiedere “cosa è successo?”, invece di “chi è stato”, per poi decidere quali persone valga la pena coinvolgere.
Portare l’approccio riparativo nelle scuole italiane è una sfida non facile. All’estero nelle scuole riparative avanzate si coinvolgono anche persone esterne.
Nel quartiere Rebbio a Como è stato attivato un corpo intermedio.
Il corpo intermedio, partito due anni fa, è ancora in corso ed è composto da cittadini sensibili rispetto ai conflitti sociali, che si accorgono dei piccoli problemi del quartiere (raccolta differenziata, rumori…) e si incontrano una volta al mese per provare a risolverli. In due anni la comunità è diventata più attenta grazie a questo gruppo composto da 25 persone.
Fra loro cittadini attivi, membri di associazioni, insegnanti, e avvocati che però hanno deciso di partecipare come cittadini semplici e non come avvocati. Rebbio alcuni mesi fa ha subito una ferita molto importante quando è stata arrestata una baby gang composta da ragazzi del quartiere che ha fatto crescere il senso di insicurezza. Ma questi ragazzi prima o poi torneranno nella comunità. Il corpo intermedio oggi si domanda: che tipo di comunità li accoglierà?
Ernesto Longaretti è un abitante del quartiere Rebbio, che si è avvicinato al Corpo intermedio per curiosità ma ha presto capito che poteva dare un grande contributo anche solo offrendo il proprio ascolto. Nell’approccio riparativo infatti il danno non è sempre economico ma è alle persone, alle relazioni.
Massimo Patrignani è un ex funzionario del Comune, che invece ha partecipato a un Gruppo a Orientamento Riparativo attivato nella città di Como intorno a tre ragazzi giovani con tre situazioni differenti molto difficili.
Il Gor è un’esperienza che mi ha aiutato a cambiare punto di vista. Sono stato per anni un attivista politico e mi sono fatto molte domande nuove.
Massimo Patrignani conclude il suo racconto, con un po’ di emozione, dicendo “Credo di avere instaurato un dialogo con uno dei ragazzi e forse ho lasciato anche il segno anche se lui continuava a dirmi: io non cambio.”
Alla diffusione e alla sensibilizzazione sull’utilizzo degli interventi riparativi partecipano l’università di Como con un approccio giuridico, più teorico, e l’università di Bergamo con un approccio sociologico, con le mani in pasta sulle realtà.
Ivo Lizzola, professore di Pedagogia sociale all’Università di Bergamo, parla della fatica del fare comunità come tratto tipico del nostro tempo.
L’approccio riparativo, di certo, ha il grande merito di recuperare le trame comunitarie. E più una società si percepisce come comunità più i suoi componenti faranno di tutto per tenerla unita.