A scuola sono arrivati i coach.
Sono veri e propri “allenatori” che aiutano i ragazzi ad acquisire coscienza delle proprie competenze, dei punti di forza e di debolezza, dando loro la fiducia necessaria per sognare il proprio futuro.
Essere una scintilla per i giovani è l’obiettivo di Segni di futuro, uno dei progetti della quarta edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che nel territorio della Valle Camonica intende aiutare i ragazzi a orientarsi nel mondo del lavoro, attivando l’intera comunità, responsabile insieme alle istituzioni e al mondo dell’impresa, del loro futuro.
Sono 4 gli istituti all’interno dei quali è partita la sperimentazione nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola-lavoro: Olivelli Putelli, Tassara Ghislandi, Meneghini e il Liceo Camillo Golgi.
E 4 sono i coach che seguono insieme le 4 classi composte da circa 20 studenti ciascuna, scelte dai dirigenti scolastici per questo progetto pilota. Il percorso che dura tre anni prevede corsi di formazione, colloqui individuali, diverse esperienze professionali e infine la stesura del curriculum.
Fra i coach due psicologhe, un assistente sociale e un educatore.
Il coach si colloca tra il tutor scolastico e il tutor aziendale e si occupa di affiancare individualmente i ragazzi per permettere loro, non solo di fare un’esperienza professionale coerente con il proprio percorso di studi, ma di esplorare fino a fare emergere le loro potenzialità inespresse.
Mi piace chiamarmi coach perché è traducibile facilmente in allenatore. I ragazzi capiscono subito che è qualcosa di nuovo e che non si sovrappone al tutor.
A differenza dei tutor scolastici, che si trovano a seguire moltissimi studenti contemporaneamente e sono legati agli orari scolastici, il coach è una figura flessibile che riesce a costruire un rapporto uno a uno con i ragazzi, incontrandoli anche fuori dalla scuola e accompagnandoli nelle aziende anche in orari extrascolastici.
Noi coach siano più flessibili, possiamo incontrare i tutor aziendali anche in orari extrascolastici e questo è molto apprezzato dalle aziende.
Anche il linguaggio è un elemento nuovo importante. Il coach sa parlare meglio con i ragazzi, aiutandoli a conoscersi e a raccontarsi, e sa parlare meglio con le aziende che possono aprire loro le porte e offrire un’esperienza di formazione significativa.
Nei “classici” percorsi di alternanza scuola lavoro è la scuola che contatta i tutor aziendali, attingendo dalla propria rete, lasciando poi i ragazzi muoversi in autonomia. Questo fa sì che i progetti scelti dalla scuola siano sempre in linea con il loro piano di studi ma non sempre in linea con i loro desideri.
Grazie alle conoscenze dirette dei coach le scuole hanno potuto beneficiare di una più ampia rete di contatti, alle classiche aziende si sono aggiunti studi legali, studi medici, biblioteche, enti comunali, musei. Si è ampliata le possibilità di scelta per i ragazzi.
Creiamo con i ragazzi un rapporto di fiducia fondato sul confronto aperto e libero da pregiudizi.
I ragazzi sentendosi davvero ascoltati, hanno cominciato a ragionare maggiormente su quello che li piace fare, sui loro reali interessi e capacità.
Alcuni studenti degli Istituti tecnici, hanno preferito fare esperienze umanistiche o economiche, lontane dal loro indirizzo di studi. È stata data loro insomma la possibilità di esplorare.
La sperimentazione, partita solo un anno fa, sta già rendendo i ragazzi più creativi e intraprendenti nell’immaginare il loro futuro. Sognare, non è forse questo?