Oltre i perimetri, di nome e di fatto

Un progetto che in comuni del rhodense ha saputo coinvolgere tutte le energie disponibili sul territorio diventando un reale generatore di nuova energia sociale

Data di pubblicazione: 23 Marzo Mar 2020 1546 23 marzo 2020
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A ottobre 2018 si è concluso il percorso del progetto Oltre i perimetri, durato tre anni e finanziato nella prima edizione del bando Welfare in Azione di Fondazione Cariplo.

Un progetto che in comuni del rhodense, ha supportato quelle famiglie e quelle persone che si sono trovate in un momento difficile in ragione di eventi naturali della vita: la nascita di un figlio, i carichi di cura dei genitori, le separazioni, la perdita del lavoro e l’indebitamento che ne è conseguenza diretta.

#Oltreiperimetri è partito dal coinvolgimento di tutte le energie disponibili sul territorio ed è diventato un reale generatore di nuova energia sociale.

Più che un progetto un’evoluzione del welfare territoriale

Abbiamo contaminato e integrato i servizi di welfare del territorio.

Federico Gaudimundo, coordinatore Oltre I Perimetri

#Oltreiperimetri prende il nome dall’idea di andare oltre i confini del tradizionale intervento sociale, per promuovere rinnovati legami tra le persone e tra le realtà dei nove comuni del rhodense per ridurre l’impatto della vulnerabilità.

A seguito della crisi economica il ceto medio infatti si è trovato in difficoltà anche a causa dell’impoverimento dei legami sociali e dell’incapacità di chiedere aiuto. I nuovi vulnerabili sono quelle persone che di norma non dispongono di risposte organizzate, ma hanno ancora una buona dotazione di risorse per gestire i problemi e quindi, di fatto, si collocano al di fuori del perimetrodei servizi tradizionali.

L’obiettivo di #Oltreiperimetri nel triennio è stato quello di accompagnare questi cittadini a trasformare la condizione di disagio, spesso sommerso e silente, in una situazione di consapevolezzadalla quale ripartire per individuare risorse personali e sociali disponibili e generare nuove risposte, da progettare e gestire in modo partecipato e condiviso, in un’ottica preventiva. Contaminando e integrando i servizi di welfare del territorio.

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Le azioni di progetto

Tutte le azioni di progetto hanno affrontato condizioni di vulnerabilità socioeconomica. Quattro sono state le aree di intervento: finanziario, lavorativo, familiare, abitativo. Un ruolo chiave è stato svolto dagli #OPcafè, luoghi aperti, di socialità diffusa in cui tutti, cittadini, associazioni e imprese hanno portato idee e risorse, promuovendo nuove iniziative e percorsi di prossimità e reciprocità.

Azione Indebitamento consapevole: per una migliore gestione della situazione finanziaria.

L’azione si è basata sulla figura dell’educatore finanziario, profilo prima non presente nel sistema rodhense, e sulla possibilità di vederne impiegate le competenze in contesti diversi:

• presso gli #OpCafè, dove sono stati organizzati momenti di orientamento sulla gestione del budget familiare e percorsi di educazione finanziaria.

• all’interno delle scuole, dove sono stati condotti percorsi di sensibilizzazione sui temi dell’educazione finanziaria, rivolti prima agli alunni e poi ai genitori. Questo ha permesso di raggiungere persone che non si sarebbero rivolte agli sportelli.

• nel sistema di servizi sociali, quale forma di supporto per i percorsi in carico e per la gestione del REI.

Alla figura dell’educatore si è affiancata quella dell’avvocato laddove le situazioni più compromesse richiedevano una consulenza più approfondita per concordare forme di ripianamento del debito e possibili ricorsi alle aperture offerte dalla legge sul sovraindebitamento (legge 3 del 2012, cosiddetta “salva suicidi”).

Uno dei lasciti importanti del progetto è l’accordo tra l’Azienda speciale per i servizi alla persona del rodhense Sercop, la fondazione San Bernardino e la Banca di Credito Cooperativo BCC per la gestione di un fondo destinato alla risoluzione di situazioni debitorie divenute insostenibili.

L’accordo ha permesso a tante famiglie di non perdere la casa o di non avere pignorato lo stipendio.

Per la prima volta c’è stata una partnership con le banche per aiutare i cittadini. Un aspetto innovativo, è avere contaminato i servizi sociali con una figura professionale esterna.

Giuseppe Cangialosi, responsabile Sercop

Gli #OpCafè

L’obiettivo, nel triennio, è stato quello di aprire dei luoghi per la comunità, aperti, attraversabili, rispondenti ad alcuni bisogni, e popolarli di cittadini che attivassero, attraverso meccanismi di partecipazione attiva, un sistema di risposte di welfare co-progettate e cogestite dai cittadini stessi.

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Gli #OpCafè attivati dal progetto sono quattro e si trovano a Lainate, Rho, Pregnana Milanese, Settimo Milanese. Ognuno ha caratteristiche proprie anche se tutti sono caratterizzati dalle funzioni di ascolto e di attivazione delle comunità locali.

A Settimo Milanese l’#OpCafè nasce dentro Palazzo Granaio, un edificio storico del XVII secolo, che siamo riusciti a restituire alla comunità dopo quattro anni di inattività.

Federico Gaudimundo
Granaio

Gli #OpCafè hanno ospitato 21 laboratori di comunità, ai quali hanno partecipato circa 500 cittadini che vi hanno portato le proprie risorse (a partire dal tempo). Da queste esperienze sono nati oltre 20 servizi di welfare.

SmartHouse: un servizio abitativo completo in risposta ai bisogni di cittadini e proprietari.

L’azione si è inserita nel sistema dell’abitare rodhense, già attivo nei nove comuni, che offriva soluzioni di housing sociale, il supporto di un’agenzia dell’abitare sociale, e prevedeva percorsi di autonomia per persone con vulnerabilità socioeconomica.

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L’azione ha lavorato sull’offerta degli alloggi temporanei per persone chiamate a trasferirsi per motivi di lavoro o per sottoporsi a delle cure mediche presso poli sanitari del territorio, supportando i beneficiari nella creazione di reti relazionali a partire dal lavoro sui contesti abitativi.

Sul versante dell’offerta il progetto ha rivalorizzato e reimmesso nel mercato abitativo una quota di patrimonio sfitto esistente, grazie alla creazione di fondi di garanzia per i proprietari e la stipula di affitti a canone calmierato.

Quello che è stato sperimentato è un’offerta integrata di supporto non solo al bisogno abitativo ma anche in relazione alla sfera lavorativa e alle capacità di gestione economica e finanziaria.

Oltre a una soluzione abitativa, abbiamo offerto un percorso per l’autonomia lavorativa e di educazione finanziaria.

Giuseppe Cangialosi

Per realizzare l’azione è stata definita una nuova figura operativa, il referente degli alloggi, un punto di riferimento per gli ospiti, che si è sviluppato caratterizzandosi sempre più come facilitatore dei legami sociali e connettore del territorio.

Innovazione

Per la prima volta è stata inserita la figura professionale dell’educatore finanziario nel territorio, nei servizi sociali e nelle scuole. Nelle scuole è stato sviluppato un tool, il gioco ecoGmomico, e un ciclo di laboratori che hanno consentito di incontrare oltre 1500 studenti e più di 250 adulti, fra genitori e insegnanti.

Per la prima volta di sono costruiti degli hub di comunità, gli #OpCafè, come luoghi di attivazione di partecipazione e di socialità. Si è utilizzata la forma dei laboratori di comunità per attivare i cittadini, che non si erano mai attivati prima, verso soluzioni collettive a problemi condivisi. Dai laboratori di comunità hanno preso forma servizi prodotti e gestiti dai cittadini. Sì è costruito un nucleo di community manager che ha sviluppato le esperienze e le competenze necessarie ad accompagnare i cittadini a partecipare nelle comunità, promuoverne i legami e costruire relazioni di rete.

Per la prima volta è stata proposta una soluzione abitativa per brevi periodi pronta all’uso capace di rispondere a bisogni complessi. Appartamenti arredati e corredati, dotati di cucina e bagno personale e kit orientamento ai servizi del territorio. Per la prima volta si è potuta dare una risposta a tutti coloro che non riescono ad accedere al libero mercato perché soggetti a contratti di lavoro a tempo determinato.

Cosa resta sul territorio

Un primo cambiamento è l’esistenza di un sistema di infrastrutture sociali che consentono l’incrocio tra l’attivazione delle comunità locali e lo sviluppo di azioni per intervenire sulle determinanti della vulnerabilità.

Un secondo cambiamento è che questo incrocio è avvenuto incontrando persone che non sono i tradizionali utenti dei servizi sociali, non lo sono per caratteristiche e condizioni sociali, ma non lo sono neanche per attitudine. Il progetto ha consentito alle persone di partecipare agli interventi a proprio beneficio portando domande, ma anche contribuendo alla creazione delle risposte.

Restano i laboratori di comunità, uno dei cuori pulsanti del progetto, all’interno dei quali sono nati oltre 20 piccoli servizi gestiti in autonomia dai cittadini, grazie alla facilitazione e all’accompagnamento degli operatori.

Infine, grazie al finanziamento del progetto “RICA – RIGENERARE COMUNITÀ E ABITARE VERSO HUMAN TECHNOPOLE” il progetto ha avuto una forte continuità, sia sul fronte dell’esperienza di partecipazione e di attivazione dei cittadini, sia per quanto riguarda l’azione Smarthouse,. In particolare, gli appartamenti ristrutturati e reimmessi nel mercato quali alloggi temporanei e le altre soluzioni abitative transitorie, continueranno a essere garantiti.

Una partecipazione oltre i perimetri

Un dato significativo è che oltre il 60% dei partecipanti sono cittadini che non avevano avuto precedenti esperienze di impegno associativo o di partecipazione di qualsiasi tipo.

Siamo riusciti a coinvolgere persone che non erano abituate a partecipare. La strategia di aggancio è stata lunga e i risultati sono arrivati dopo un anno. Abbiamo attivato momenti di socialità ad ampio spettro, coinvolgendo platee molto grandi: nelle scuole elementari abbiamo interessato i genitori con dei corsi di formazione, per poi portarli negli #OpCafè. Dove poi sono rimasti.

Federico Gaudimundo
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Per riunire tutte le diverse esperienza di partecipazione avviate nel territorio del rodhense e favorirne il processo di consolidamento è stata costituita l’Agorà dei Laboratori di Comunità (primo incontro il 23 settembre 2017) che riunisce i partecipanti delle cabine di regia di tutti i Laboratori “con l’obiettivo di rendere consapevoli i partecipanti di far parte di un sistema e generare azioni comuni per lo sviluppo dei laboratori

Grazie alle Agorà, anche gli operatori e i cittadini che hanno paertecipato a una singola iniziativa si sono riconosciuti nell'intero progetto Oltre i Perimetri.

Federico Gaudimundo

Il progetto ha anche dedicato tempo e attenzione a ragionare con le persone sulle ragioni della loro attivazione. A tale scopo sono state realizzate alcune interviste e il dato che ne è emerso è che le persone si attivano non per ragioni valoriali ma per due motivi principali: 1) Perché in quei contesti si sta bene. 2) Perché gli è utile. Dentro i laboratori di comunità i cittadini trovano risposte concrete a bisogni concreti. Non solo le trovano. Le costruiscono insieme. E successivamente trovano il gusto o la responsabilità di essere utili a altri cittadini e alla propria comunità. Sono fruitori e erogatori allo stesso tempo. La ricaduta successiva sono i legami che vengono generati.

#Oltreiperimetri, progetti per il futuro

Grazie al bando periferie del Ministero delle infrastrutture e all’investimento di altri Comuni, #Oltreiperimetri ha altri 3 anni per continuare il suo percorso.

Questo ha già permesso di aprire altri #OpCafè sul territorio e di istituire un bando per finanziare le idee dei cittadini. Sono già 40 i gruppi attivi con un budget di circa2000 euro per sviluppare idee a favore della comunità.

Adesso siamo impegnati con lo scambio di buone pratiche con alcuni Comuni vicini.E per raccontare Oltre i perimetri, andiamo in giro anche per l’Italia.

Federico Gaudimundo

È il caso di dire, Oltre i perimetri di nome e di fatto.

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Emergenza Covid #Oltreiperimetri non si ferma.

Fai un salto oltre l’isolamento!

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#Oltreiperimetri non si ferma. Non fermarti nemmeno tu!