Tutto è cambiato, anche i conflitti.
Come può l’approccio riparativo rispondere in questa emergenza? Può essere una risorsa?
È quello che si è domandato ConTatto, uno dei progetti della terza edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che negli ambiti di Como e di Lomazzo-Fino Mornasco prova a rivoluzionare la gestione dei conflitti rimettendo al centro la comunità e i legami.
Ma per le relazioni è un periodo molto complesso.
Nuovi conflitti si generano all’interno delle famiglie e verso la comunità. Per provare a individuarli e a trovare una risposta, siamo partiti dall’ascolto.
Dall’ascolto delle molte persone coinvolte nel progetto, come gli insegnanti, le antenne, i corpi intermedi, gli operatori, gli autori di reato e i cittadini, sono emersi rapidamente i vissuti e i conflitti “ai tempi del covid 19”, sia all’interno dei confini domestici, sia verso l’esterno.
Le nuove possibilità relazionali, prima impedite dai ritmi e dagli impegni quotidiani, possono anche mettere a dura prova i nostri rapporti più consolidati.
La vita familiare vissuta h24, infatti, per alcuni è molto impegnativa. Crescono conflitti fra genitori e figli e fra partner, alle prese con la gestione dei figli piccoli e la didattica a distanza. Allo stesso tempo la comunità, sotto stress, è alla ricerca di capri espiatori, di “untori”, come i runner, i proprietari dei cani o i bambini che giocano in cortile.
La comunità ha però espresso non solo le proprie paure e difficoltà, ma anche il desiderio di continuare pur nella distanza, a sostenere più fragili e continuare a promuovere e praticare i valori dell’approccio riparativo come per esempio l’ascolto, l’empatia, il riconoscimento dell’altro.
Di fronte a questa nuova situazione, ConTatto ha deciso di portare avanti alcune attività già avviate, sperimentando la possibilità di incontrarsi a distanza, pur nella consapevolezza che nulla può sostituire la reale vicinanza fisica e la prossimità alle persone.
Le attività delle 4 aree di intervento del progetto ConTatto, comunicazione, sociale, penale, vittime che continuano, sono strettamente interconnesse tra loro.
L’area comunicazione, che si occupa di sensibilizzare il territorio al fine di raccogliere fondi, in questa fase ha come obiettivo prioritario quello di promuovere riflessioni e pensieri sui temi del progetto intervistando persone significative e autorevoli, alimentando la newsletter e connettendo tra loro operatori, cittadini, antenne, corpi intermedi.
L’area sociale, che si occupa di portare l’approccio riparativo nella vita delle persone, e l’area scuola, che si occupa di far dialogare le tre anime della scuola (insegnanti, genitori e ragazzi) per affrontare piccoli e grandi conflitti, stanno lavorando per mantenere i contatti con i territori, raccogliere vissuti, difficoltà ma anche il desiderio di continuare a lavorare e sostenere le persone più fragili che stanno affrontando momenti di conflittualità.
Tra le attività in corso previste nell’ambito dell’area sociale: video letture animate sui temi dell’approccio riparativo in collaborazione con gli angoli riparativi delle biblioteche, confronto con il Comune di Rovellasca per accogliere situazioni di difficoltà e di conflitto emerse e giunte ai servizi sociali. Proseguono anche degli incontri dei corpi intermedi di Rebbio e di Lomazzo, seppure a distanza, e mai come ora emerge il desiderio delle persone di sostenere e aiutare le persone più fragili trovando risposte per andare incontro ai loro bisogni.
Per quanto riguarda le scuole, la materna di Rebbio ha attivato un canale YouTube per comunicare con bambini e i genitori, e un profilo fb gestito dai cittadini per divulgare idee riparative all’interno del contesto scolastico. Mentre i gruppi di co-progettazione continueranno a distanza in tutte le scuole, grazie alla piattaforma Zoom.
Nell’ambito dell’area penale si è deciso di far proseguire alcuni percorsi individualizzati e di attivare un gruppo rivolto a giovani a autori di reato.
I percorsi individualizzati, stati ripensati e adattati alla situazione di emergenza sanitaria in corso, coinvolgono alcuni giovani e adulti che si trovano nelle condizioni di poter affrontare temi legati al reato commesso e agli effetti dello stesso nei confronti della comunità e delle vittime. Questo accade solo dove c’è la disponibilità di uno spazio dentro casa che garantisca la giusta privacy nel trattare temi delicati come il reato commesso.
I percorsi riparativi di gruppo, racconta Alessandra Bellandi, referente dell’area penale coinvolgono, invece, alcuni giovani provenienti dall’area penale e altri da contesti ed esperienze aggregative giovanili, per permettere un confronto più ricco e stimolante a partire da esperienze di vita. Il gruppo, composto da 7 giovani e 4 facilitatori, sta lavorando in autonomia per la realizzazione di un contributo concreto, un gesto d’aiuto, di utilità sociale nei confronti della collettività, in particolare del mondo giovanile, che sta affrontando un momento di grande emergenza e crisi sociale. In questo spazio di gruppo virtuale, i ragazzi stanno provando a narrare anche attraverso letture, film, serie tv il loro stato d’animo per poi realizzare un racconto corale da condividere con altri coetanei. “Perché anche noi ragazzi possiamo, se ce lo permettono, partecipare al bene comune.”afferma uno di loro.
Infine, trasversale a tutte le aree, è stato attivato un servizio gratuito di ascolto on line aperto a tutte quelle persone che stanno attraversando momenti di conflittualità anche in relazione all’emergenza Covid 19.
Ma sono molti altri i tentativi spontanei messi in atto da una rete che sta cercando di prevenire, contenere e ammortizzare gli inevitabili conflitti del momento attuale. Nel quartiere di Rebbio, ad esempio, ci si apprestava ad una Pasqua “solitaria” e “a distanza”, finché è comparso su Facebook il post della famiglia P. che diceva: “Domani metteremo fuori dal nostro cancello ceste di rami del nostro ulivo. Per favore, prendeteli, addobbate le vostre case ed i vostri cancelli, festeggiamo insieme”. L’input è stato raccolto dalla comunità, e in molti si sono attivati, regalando rami d’ulivo ed esponendoli sui cancelli. Non è stato come poter uscire e festeggiare, ma la comunità è stata presente e attiva nel voler riconfermare i propri legami. La Pasqua è stata anche l’occasione di far arrivare una lettera al carcere del Beccaria, dove risiede un giovane cittadino del quartiere di Rebbio. Molti membri della comunità hanno voluto mandargli un saluto, un messaggio di attesa. “Quando tornerai saremo qui ad aspettarti.” Quel “Ti aspettiamo, non ti abbiamo dimenticato.” è una voce di fiducia e una possibilità di trasformazione non solo per il destinatario della lettera, ma anche per i mittenti.
L’irruzione dell’emergenza Coronavirus ha sconvolto le nostre abitudini, ponendoci in una condizione paradossale e contraddittoria: vicinanza forzata da una parte e distanza di sicurezza dall’altra.
L’approccio riparativo, che prova a sviluppare una sensibilità che possa portare le persone a trovare una rilettura degli sguardi prima ancora di trovare la soluzione, si basa su relazioni di vicinanza e sul riconoscimento reciproco.
Ecco perché in questo momento in cui non possiamo abbracciarci né avere contatti ravvicinati, dovremo imparare a riconoscerci a distanza. Almeno ancora per un po’.