La comunità può essere un facilitatore del confronto e del dialogo.
E per farlo ha bisogno di luoghi.
Lo sa ConTatto, uno dei progetti della terza edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che negli ambiti di Como e di Lomazzo-Fino Mornasco prova a rivoluzionare la gestione dei conflitti rimettendo al centro la comunità e i legami.
Per questo il progetto ha deciso di entrare nelle scuole, luoghi simbolici per la comunità, e di crearne di nuovi nei quartieri, dove sensibilizzare al tema dell’approccio riparativo e affrontare piccole e grandi conflittualità.
Fra le iniziative in ambito scolastico, la realizzazione di un kit di sintesi delle pratiche sperimentate durante il triennio di progetto che sarà pubblicato in formato pdf sul sito del progetto e diffuso da tutti i partner.
Il kit delle pratiche educative e didattiche è una delle eredità del progetto.
Una raccolta di buone pratiche sperimentate nelle scuole, su come gestire i piccoli e grandi conflitti che emergono quotidianamente tra ragazzi, tra una classe e un’insegnante, fra insegnanti e genitori, su come creare degli angoli riparativi, (scaffali con libri e video per approfondire il tema dell’approccio riparativo) e come scrivere un regolamento disciplinare scolastico in chiave riparativa.
Il kit nasce per condividere il patrimonio di esperienze anche con le scuole che non sono state coinvolte in questi anni.
Siamo fiduciosi che la scuola avrà presto la possibilità di ragionare su altri temi e non solo sulla didattica a distanza.
L'Istituto comprensivo di Mozzate, che è stato uno dei più aperti, ha realizzato un video in cui i ragazzi hanno raccontato come in questi anni sia stato promosso il dialogo all’interno della loro scuola e ha tradotto l’approccio riparativo a livello formale riscrivendo il proprio regolamento di disciplina, includendo le pratiche della giustizia riparativa.
Le iniziative di sensibilizzazione sono avvenute anche grazie al percorso “Il g(i)usto della lettura”, che si è svolto nella scuola primaria di Lomazzo e nella biblioteca di Lomazzo al quale hanno preso parte operatori, bibliotecari, corpi intermedi, insegnanti, volontari, e diverse figure chiave del territorio.
Un momento di condivisione e confronto tra bambini e ragazzi durante la lettura di una storia su temi riguardanti le relazioni, le emozioni, i conflitti.
Il progetto ConTatto ha anche capito l’importanza di essere nei quartieri.
Lo scorso settembre, dopo l’esperienza di Rovellasca è stato avviato un secondo sportello “Passaporta” a Rebbio, formula innovativa di portineria sociale per la prevenzione dei conflitti nei piccoli contesti, come un quartiere o un condominio.
Si chiama così perché nella saga di Harry Potter la Passaporta è un oggetto qualunque che una volta stregato è in grado di trasportare chi lo tocca da un posto a un altro. Allo stesso modo lo sportello Passaporta, vuole essere uno spazio da attraversare e da cui uscire diverso da come sei entrato. Un luogo un po’ magico dove è possibile trovare ascolto e un nuovo sguardo.
Lo sportello a Rovellasca è in un piccolissimo spazio dato al progetto dal comune, il nuovo a Rebbio, è uno spazio più grande che si trova in un parco sul quale si affacciano dei condomini e una scuola materna.
Stiamo cercando di capire quali siano i bisogni del quartiere, presentandoci alle persone e dicendo: siamo qui.
Lo sportello Passaporta di Rebbio avrà una doppia valenza: orientare ai servizi e ascoltare le persone che avranno bisogno di un aiuto; coinvolgere la comunità attivando uno spazio con dei libri sul tema delle conflittualità.
Lo spazio sarà anche animato dagli incontri e i laboratori del corpo intermedio di Rebbio.
Il corpo intermedio di Rebbio, nato più di due anni fa, per risolvere piccoli problemi del quartiere, si è trovato anche a occuparsi dell’arresto di una baby gang che ha fatto crescere il senso di insicurezza fra gli abitanti. È stato allora che vari soggetti del territorio si sono impegnati insieme all'interno di un programma del tutto inedito che ha coinvolto i ragazzi ma anche l'intera comunità. Perché un minorenne che compie un reato pone agli adulti, tutti, delle domande. I ragazzi hanno poi scontato la pena attraverso la forma della messa alla prova che comporta un insieme di attività riparative, di volontariato e formazione, di avviamento al lavoro, ma anche momenti in cui si sono confrontati con educatori e cittadini.
Il video "Oltre la baby gang" ripercorre le tappe di questo percorso grazie alla voce di alcuni di questi giovani e i loro educatori. La giustizia riparativa è un processo delicatissimo, corale, che apre alla possibilità di maturare una nuova consapevolezza di sé, delle azioni compiute, della possibilità di cambiare, come nel caso di Alesk e Max.
La mia svolta è stata la possibilità di fare altre esperienze che mi hanno fatto pensare che forse ero qualcosa di più di un delinquentello. Ora lo so posso essere qualcun altro.
Una storia che dimostra come ricostruendo i legami, si ricostruiscono anche le persone.