“La casa è quel luogo in cui ti senti al sicuro ma è solo la famiglia che trasforma la sicurezza in autonomia e futuro.”
È quello che crede Mano a Mano, uno dei progetti della quarta edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo che in 12 Comuni della Provincia Lodigiana prova a innovare il sistema di accoglienza,creando occasioni di incontro fra italiani e migranti.
Per questo il progetto è impegnato a dare vita a esperienze di co-housing e a realizzare adozioni in famiglia che hanno l’obiettivo di accompagnare verso l'autonomia abitativa, lavorativa e sociale.
Le case messe a disposizione dal progetto per avviare delle esperienze di co-housing sono due e finora hanno accolto 9 persone fra i 18 e i 48 anni, con storie alle spalle molto diverse.
L’housing permette ai ragazzi di avere un po’ di respiro prima di raggiungere una loro autonomia.
Al momento dell’ingresso viene fatto un accordo di ospitalità e convivenza responsabile fra la Cooperativa Famiglia Nuova, capofila del progetto Mano a Mano, il proprietario dell’appartamento e gli ospiti. È un percorso a termine della durata di 6 mesi, durante i quali gli ospiti versano una quota simbolica di 30 euro al mese che copre le spese condominiali e hanno l’onere delle utenze domestiche.
La prima ad aprire le porte è una casa a Brembio acquistata grazie a una raccolta fondi attivata autonomamente da un gruppo di cittadini animati dal desiderio di accogliere delle persone che, a seguito delle modifiche normative, avevano perso il diritto a rimanere nei centri.
Grazie a quest’iniziativa, dal nome #UnaCasaPerAccogliere, sono stati raccolti 30 mila euro con i quali è stata acquistata una casa di 90 mq, che è stata prima intestata alla cooperativa Famiglia Nuova e poi assegnata a 3 ragazzi migranti che frequentavano il dormitorio, segnalati dalla Caritas.
Siamo felici che a Brembio delle persone senza fissa dimora abbiano trovato una casa.
Si chiamano Ramadan, Nouhou e Fortunat. Avevano un lavoro ma non avevano una casa e ora finalmente hanno un’occasione di stabilità per costruire su basi più solide il loro futuro.
Ramadan, che lavora in un’azienda agricola, racconta di essere venuto a conoscenza di quest’esperienza di housing da Antonio, il suo datore di lavoro, che l’ha anche aiutato nel colloquio conoscitivo. Ramadan è stato il primo ad entrare nella casa, è a lui che sono state consegnate le chiavi.
La prima sera è stato strano dormire da solo. La prima sera ho dormito poco dalla felicità.
La seconda è una casa di Lodi, nella zona di Campo Marte, proprietà della Cooperativa Famiglia Nuova che l'ha messa a disposizione del progetto. I primi ad abitare in questa casa sono Kevin, Nuan e Walid provenienti da un centro di accoglienza, e Issa che invece stava in un centro per minori non accompagnati.
Dopo alcuni mesi di convivenza, Issa e Walid si sono trasferiti per lavoro, rispettivamente in Portogallo e in Veneto e hanno lasciato posto a Yurgen e Seydou.
Nuan dice che nonostante, a causa del Covid, abbia perso il lavoro e non abbia potuto godere a pieno delle occasioni di socialità che offre il progetto Mano a Mano, si tratta di un’esperienza molto positiva.
Aprire sempre più porte del lodigiano per realizzare adozioni in famiglia è anche l’obiettivo di Mano a Mano. Ma con l’emergenza sanitaria ancora in corso non è semplice. Per questo il progetto è attualmente impegnato, grazie a un accordo, a portare sul territorio le competenze di Refugees Welcome tramite momenti di formazione rivolti ai propri operatori e volontari.
A Lodi non c’è ancora un percorso collaudato per le accoglienze in famiglia. Con Refugees Welcome faremo anche un lavoro di conoscenza e formazione delle famiglie che desiderano accogliere e poi di matching-
Per promuovere l’accoglienza in famiglia, Mano a Mano ha anche deciso di diffondere sui propri canali le esperienze avviate da Refugees Welcome nel lodigiano, come quella di Nelson.
Durante la diretta “L'accoglienza secondo Clara, Nelson e la loro famiglia”, Clara, facilitatrice in un centro di accoglienza, ha raccontato di avere conosciuto Nelson lavorando in Caritas. In quell’occasione, fra i due era nata una bellissima amicizia e Nelson aveva cominciato a frequentare la casa in cui lei viveva con i suoi genitori. Quando Clara è andata a vivere da sola, la sua cameretta si è trasformata nella stanza di Nelson.
“Senza fare un consiglio di famiglia, senza aver preso la decisione vera e propria di accogliere, ci siamo trovati ad ospitare. Abbiamo cominciato a condividere pranzi, cene, i nostri spazi, e anche i nostri problemi, senza sapere quando e come Nelson sarebbe diventato autonomo. Quando avviene questo un po’ del tuo privato viene occupato a forza, ma ti accorgi che il cuore è pronto." ha detto la mamma di Clara.
E ora che Nelson, dopo 4 anni di convivenza, è diventato autonomo, non dimentica di chiamare per chiedere “Stai bene mamma?”. “Nelson è un altro figlio che è andato via di casa” conclude la mamma di Clara.
Storie eccezionali e allo stesso tempo normali che fanno capire come l’accoglienza sia una cosa semplice.