Come nella vita di tutti, c’è un prima e un dopo l’avvento della pandemia anche per Distanze Ravvicinate, uno dei progetti della IV edizione del bando Welfare di comunità di Fondazione Cariplo attivo nella Valle Imagna e nei territori dell’Oltre Brembo. Perché il Covid, con il suo impatto dirompente, ha allo stesso tempo allargato e accorciato distanze, disgregato legami consolidati ma ne ha fatto emergere di nuovi. E intorno a questo effetto paradossale, si sono riadattate e ripensate anche le azioni di Distanze Ravvicinate, come spiega Sara Leidi, responsabile dell’azione sul Bando famiglie “Idee ne abbiamo?”: «Fin dalla fase progettuale avevamo previsto un bando per agevolare la partecipazione dal basso delle famiglie, che sono il target di Distanze Ravvicinate, che si occupa di genitorialità, nuclei famigliari in difficoltà economica, nuclei che hanno persone con disabilità, anziani o caregivers. L’ipotesi alla base del progetto è che quando le persone si mettono insieme si possono trovare risposte più creative ed efficaci per rispondere ai bisogni individuali, ma anche collettivi, da qui lo strumento del bando che per il primo anno ha funzionato molto bene».Ma il Covid scombina tutti i piani: «Il bando non viene riproposto il secondo anno e le attività si interrompono. Quando si è trattato di farlo ripartire e riprogettarlo ci siamo guardati intorno e abbiamo visto che era un po’ tutto cambiato. Da una parte tutta una serie di esperienze che avevamo chiamato “risorse in controtendenza” ovvero le esperienze che erano nate negli ultimi anni, sia formalizzate che spontanee, come gruppi di mamme che avevano organizzato attività extrascolastiche e altre nate dall’attivismo dei cittadini, con il Covid si erano fermate o proprio esaurite per la fatica dell’isolamento.
La spinta innovativa si era affievolita, si erano disgregate reti, altre avevano mostrato la loro fragilità. Allo stesso tempo la pandemia aveva mostrato che c’era tanta disponibilità e attivazione di risorse che nello scenario del territorio prima non c’erano o comparivano poco
Allora ci siamo detti: rimettiamo in campo il bando e proviamo a vedere se riusciamo a ingaggiare queste nuove risorse e anche ovviamente a riprendere le fila di quello che si era fermato. Se quindi all’inizio il bando era più generico e legato all’attivazione generale, per rispondere a queste nuove esigenze in alcuni casi abbiamo immaginato un accompagnamento e un tutoraggio più forti, perché le reti che si affacciavano per la prima volta all’attivismo avevano bisogno di più supporto»
Il rilancio è stato un boom: «Sono stati presentati molti progetti e 108 cittadini si sono candidati. Si tratta di un dato numerico importante perché avevamo previsto che i progetti fossero sottoscritti da cittadini (in un numero minimo di cinque per gruppo, appartenenti a diversi nuclei famigliari) e non da enti e associazioni. I cittadini volendo potevano però coinvolgere quelle che ritenevano coerenti con l’idea, per aprirsi alle risorse sul territorio». Distanze Ravvicinate ha selezionato 15 progetti su tematiche diverse: «Un gruppo di anziani ha presentato un progetto legato al tema prevenzione salute e invecchiamento attivo. Un altro, nato da un Gas, ha deciso di proporre attività formative di condivisione delle abilità intergenerazionali per anziani e famiglie come i laboratori di cucito, o il “laboratorio per fare il sapone in casa”. Un altro progetto recupererà uno spazio dismesso vicino a una scuola che diventerà un orto per i bambini della scuola e per gli anziani. Un altro si è costruito intorno a un grosso gruppo di famiglie e organizzerà momenti di gioco strutturato e uno spazio compiti. Un altro ancora lavorerà sul tema dell’accoglienza famigliare: questo gruppo si è messo in contatto con il servizio di tutela per coinvolgere le famiglie che ospitano bambini affidatari in vari eventi. Magari a chi vive in città possono sembrare iniziative non particolarmente rivoluzionarie, ma bisogna tenere conto del luogo in cui sono collocate: uno spazio compiti in un piccolo paesino come Capizzone dove oltre la scuola c’è poco e niente ha il potere di coinvolgere tutto il paese, di diventare un luogo davvero significativo per la comunità.
In questa nuova fase del bando abbiamo rintracciato un entusiasmo e una voglia di rimettersi in pista che non era scontata, il nostro territorio ha sofferto molto, la situazione di Bergamo la conoscono tutti
Il numero dei cittadini che hanno partecipato al bando rappresenta un bel messaggio anche per i servizi e gli enti e dimostra che le iniziative e i processi che partono dal basso funzionano. Poi molte di queste progettualità non puntano a costruire “isole felici” ma si aprono anche a chi ha più difficoltà come quella che coinvolge le famiglie con i minori in affido».
Jolanda Tolotti racconta con entusiasmo il progetto di prevenzione salute e invecchiamento attivo che il suo gruppo ha presentato: «sono una pensionata e, prima di Distanze Ravvicinate, facevo parte di un’associazione che organizza iniziative e attività per pensionati a Valbrembo, facevamo mostre, pranzi sociali, vacanze, camminate. Ma il bando è stata un’occasione per concentrarci e per avere risorse su un tema che ci stava molto a cuore: quello della salute e del benessere nella terza età.
Bisognava partire dall’informazione: tanti anziani non escono di casa perché non conoscono le risorse del territorio, sia come risposta ai problemi di salute, ma anche come luoghi per stare bene insieme, non sono tranquilli perché non sanno che possono essere aiutati
Abbiamo chiamato il nostro progetto “Terza età in pillole”. La prima parte prevede quattro incontri: il primo con i medici di base che spiegheranno le malattie più frequenti nella terza età e come affrontarle, insieme all’amministrazione comunale ma anche agli infermieri volontari che apriranno uno sportello sul territorio per assistere chi ha bisogno. Nel secondo incontro ci saranno un fisioterapista e un fisiatra, nel terzo un nutrizionista e uno psicologo e nel quarto un geriatra. A conclusione degli incontri faremo 20 serate di ballo collettivo con un animatore. Stiamo distribuendo le locandine negli ambulatori, nei negozi, e li pubblicizziamo anche sui social, vediamo che la gente è molto curiosa. Il bando ci ha dato la possibilità di fare qualcosa di molto più strutturato rispetto alle iniziative che organizzavamo prima e speriamo che alle serate non partecipino solo gli anziani, ma la popolazione in generale, quasi tutti abbiamo un anziano che ci è caro».
Al gruppo di Cristina Belli, 10 famiglie della piccola frazione di Valsecca, le idee non sono mai mancate, ma dopo il Covid servivano strumenti concreti per poterle sostenere e rilanciare: «siamo un gruppo di mamme nato dalla voglia di fare qualcosa insieme per bambini e adolescenti. Viviamo in una frazione di 400 abitanti in montagna, facciamo parte di un comune più grosso ma siamo dispersi sul territorio. Quasi per gioco nel 2015 abbiamo proposto un laboratorio di teatro nel nostro oratorio, l’unico ambiente che potevamo sfruttare per organizzare un’attività. Oltre ai nostri bambini e ragazzi ne sono arrivati molti altri dai paesi intorno e abbiamo percepito la voglia di stare insieme e di cogliere le opportunità di aggregazione. Così abbiamo continuato a proporre laboratori di teatro e musica, coinvolgendo anche un’associazione che si occupa di ragazzi disabili. Il Covid ci ha tarpato le ali. Non potevamo più organizzare le attività e nemmeno le cene di raccolta fondi, che sono sempre state il nostro forte. Il bando per noi ha significato la possibilità concreta di rilanciare ma anche ampliare le proposte, ci servivano proprio beni materiali, come il proiettore, una friggitrice professionale, un paiolo per la polenta, cose così, noi famiglie da sole non potevamo sostenere queste spese. Grazie al bando abbiamo comprato quello che ci serviva e tra 15 giorni ci sarà la cena del maiale che dovrebbe finanziare tutti i laboratori primaverili, speriamo che sia un successo!».