41 piccoli comuni dove i giovani possono sognare un futuro meno piccolo

Segni di Futuro: un progetto per contrastare il disorientamento delle giovani generazioni in Valcamonica

Data di pubblicazione: 10 Febbraio Feb 2023 1632 10 febbraio 2023

Una valle lunga e stretta che i giovani lasciano per cercare lavoro altrove o dove si accontentano della prima offerta, perché pensano di non poter trovare altre opportunità. Siamo in Valcamonica, conosciuta anche come la “Valle dei Segni”. Sono quelli del passato, lasciati nel corso di migliaia di anni nelle pitture rupestri, ma dove i giovani hanno soprattutto bisogno di futuro. Per questo nel 2018 nasce “Segni di Futuro”, un progetto sostenuto nella quarta edizione del programma Welfare di Comunità di Fondazione Cariplo. Una rete di tanti attori (Terzo Settore, Enti pubblici e privati), guidata dall’ATSP di concerto con la Comunità Montana, che ha puntato a contrastare il disorientamento delle giovani generazioni con strumenti e opportunità per favorire l’occupabilità, a ricomporre le risorse per incrociare domanda e offerta e a riportare i giovani al centro delle politiche pubbliche, realizzando interventi integrati a livello sovra comunale nel territorio. Segni di Futuro ha sviluppato tre macro azioni (Alternanza Scuola Lavoro, Laboratori di Competenza e Osservatorio di Comunità). Sul fronte lavoro, si collocano le esperienze dei Laboratori di Competenza (percorsi formativi/lavorativi all’interno delle imprese del territorio), sul fronte della formazione, l’accompagnamento dell’ Alternanza Scuola Lavoro e i percorsi di orientamento promossi dall’Osservatorio di Comunità, una realtà nata con l’obiettivo di raccogliere e analizzare i dati sull’occupazione giovanile nel territorio.

Gabriele Caponnetto, uno dei direttori dei Laboratori di Competenza, qualche anno fa ci aveva detto: «I ragazzi e ragazze sono spesso disorientati di fronte al futuro e a maggior ragione qui, la Valcamonica non è Manhattan ma un territorio di margine». Ma se la Valcamonica non sarà mai Manhattan e il problema dell’occupabilità giovanile anche a livello nazionale rimane particolarmente critico, a distanza di poco più di quattro anni dall’avvio del progetto, insieme a Ilario Sabbadini, presidente dell’ATSP Vallecamonica e Veronica Fanchini, project manager di Segni di Futuro, capiamo che cosa è cambiato sul territorio.

«Quando siamo partiti eravamo consapevoli che l’offerta formativa coglieva poco le esigenze lavorative della valle. Il classico modello degli “stage” non funzionava. Si tendeva a fare troppo tardi l’orientamento e non sulla base dell’offerta territoriale reale. Facciamo un esempio: magari in valle si cercano diplomati in Meccatronica ma siccome l’indirizzo c’è solo a Brescia e soprattutto i ragazzi non sanno che il territorio ha queste necessità, qui si diplomano solo geometri. L’orientamento classico, basato sull’Open Day delle scuole sotto casa mostrava tutte le sue lacune, il sistema e l’impostazione del percorso “ordinario” di Alternanza Scuola-Lavoro presentava punti di debolezza. I dirigenti delle scuole della rete progettuale avevano segnalato fin da subito la difficoltà di individuare aziende ospitanti in grado di offrire agli studenti un percorso formativo coerente con ogni indirizzo scolastico, la necessità di trovare una collocazione a molti studenti contemporaneamente, la mancanza di una valutazione delle competenze acquisite dagli studenti e di un accompagnamento nella rielaborazione dell’esperienza.

Il modello alternativo di Alternanza Scuola-Lavoro che abbiamo sviluppato attraverso i Laboratori di Competenza ha garantito, da una parte, una maggior coerenza con il percorso didattico degli studenti e allo stesso tempo ha trovato una corrispondenza con il fabbisogno delle imprese del territorio. I laboratori sono stati realizzati in maniera molto diversa e più qualificante dal classico tirocinio o stage. Ogni laboratorio è partito sulla base delle necessità delle aziende individuate e il team di lavoro ha stabilito la formazione più adatta e selezionato i ragazzi in base alle mansioni richieste. E ora esiste un rapporto privilegiato con scuole a aziende che continuano a progettare insieme».

I laboratori di competenza hanno coinvolto giovani, neodiplomati o neolaureati con esiti spesso molto positivi, come nel caso di Marco Franzoni, 24 anni: «Sto per laurearmi in Biologia ma ho sempre avuto la passione per il Digital Marketing. Ho partecipato a un Laboratorio di competenza in cui ho imparato a realizzare siti, a fotografare, a occuparmi dei social, niente a che vedere con il tipico tirocinio in cui vai a fare fotocopie. Si è creato un gruppo molto bello, con l’azienda e con i referenti di Segni di Futuro. Adesso sono assunto part time nella stessa azienda dove ho svolto la parte pratica del laboratorio e questo mi permette di pagarmi gli studi». Anche Lena Faccardi, 23 anni, studentessa di Scienze della Comunicazione, è approdata in azienda dopo un laboratorio di competenza. Lena è una “veterana” di Segni di Futuro: «Ho conosciuto Segni di Futuro perché, durante la prima ondata del Covid, è arrivato sul gruppo whatsapp di alcuni ragazzi del mio paese, Pisogne, una richiesta: cercavano tutor per seguire gli studenti nei compiti. Ero bloccata a casa e mi sono resa subito disponibile. Ho aiutato due ragazzi stranieri in matematica e italiano per alcuni mesi, poi mi hanno chiesto di occuparmi della Ludoteca per i bambini. Era un appuntamento online, perché c’era il lockdown, però i bambini aspettavano comunque questo momento con entusiasmo perché a casa si annoiavano. Poi ho partecipato al progetto del questionario dell’Osservatorio di Comunità, un’indagine per capire realtà, prospettive e aspirazioni degli under 30 nel nostro territorio. Ero una delle intervistatrici.

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E infine ho preso parte a due laboratori di competenza: uno sull’organizzazione di eventi e un altro sull’e-commerce. Quello che è successo è stato davvero bello, perché abbiamo imparato tanto e organizzato in tutto e per tutto un evento, l’apertura dei Ludi Romani a Cividate Camuno, ma anche perché c’è stato un grande ascolto delle idee che arrivavano da noi giovani.

Lena Faccardi, ha partecipato a un laboratorio di competenza
Ragazza
Ragazzo

Io per esempio ho contattato personalmente una società di realtà virtuale che durante la manifestazione ha mostrato come avvenivano i combattimenti in epoca romana. Poi c’è stato il laboratorio di e-commerce e l’azienda in cui l’ho svolto mi ha proposto di restare. Da allora lavoro lì e mi piace moltissimo. Per ora sono part time perché intanto continuo a studiare».

Grazie a Segni di Futuro, in quattro anni sono successe altre cose importanti, le raccontano Sabbadini e Fanchini: «La parola che può riassumere sia i cambiamenti micro (cosa è cambiato per i beneficiari) che macro (che cosa è cambiato nella dimensione istituzionale) è “Relazione”: crediamo che molte delle iniziative che hanno coinvolto i giovani, soprattutto nell'ultima fase progettuale, possano averli aiutati non solo nella crescita delle proprie competenze, ma anche nella consapevolezza di dover crescere la propria dimensione relazionale. A livello macro, le relazioni allacciate sul territorio e il riconoscimento ottenuto dal progetto sono risultati consolidati che, insieme all’appoggio politico-istituzionale di cui Segni di Futuro ha sempre goduto, rappresentano delle condizioni favorevoli per dare seguito al lavoro svolto e proseguire il cammino verso la costruzione di una più coesa e stabile politica territoriale».

Tra tutte le innovazioni introdotte dal progetto ce ne sono alcune particolarmente significative: «L’impegno per raggiungere un un quadro sistemico e coordinato rispetto alle politiche giovanili ha portato all’adozione, da parte della Comunità Montana di Valle Camonica, di un Piano strategico denominato “Verso un patto per i giovani”, un documento programmatico che sancisce la volontà politica di dare continuità a Segni di Futuro. Poi il progetto ha fatto del protagonismo giovanile uno dei suoi elementi cardine e soprattutto nell'ultimo anno si è lavorato molto per rendere sempre più attori i giovani, lasciando a loro la scelta di alcune iniziative e rendendoli parte integrante. E infine l’Osservatorio, prima di Segni di Futuro non c’erano ricerche sulla situazione dei giovani e del lavoro in valle. Ora abbiamo un’analisi oggettiva sul territorio che ci permette di capire che cosa sta succedendo e quali sono le risposte giuste da mettere in campo».

La reazione delle aziende del territorio è stata un altro dei successi di Segni di Futuro: «Fin da subito è andata oltre le aspettative. Il mondo imprenditoriale ha accolto e sostenuto tutte le varie iniziative progettuali. E adesso la connessione con le imprese del territorio costituisce un solido lascito del progetto, su cui sviluppare altre iniziative in futuro». Più critica invece l’attivazione dei “Punti di Comunità”: «dovevano essere degli spazi fisici di orientamento, ma non sono riusciti a coinvolgere davvero i giovani, ne venivano pochi. Paradossalmente, durante il Covid, si è scoperto un modo per valorizzarli. Sono diventati luogo di incontro virtuali in cui i professionisti della nostra équipe hanno sostenuto gli studenti nelle difficoltà legate alla DAD».

Agganciare i giovani non è stato sempre facile, non solo nei Punti di Comunità: «È stata la complessità più grande. Abbiamo dovuto sperimentare varie tipologie di comunicazione e sensibilizzazione e inizialmente è stato richiesto un grande impegno nel contatto uno-a-uno. Solo nella fase finale del progetto siamo riusciti a coinvolgere un gruppo di ragazzi che si è fatto portatore e promotore di una serie di interventi e iniziative che hanno permesso una partecipazione più ampia del mondo giovanile».

La rete di Segni di Futuro sta avviando nuove progettualità: «Oltre alla prosecuzione di alcune specifiche attività, il territorio sta lavorando per mettere in rete tutte le iniziative a favore dei giovani: dal progetto "DAD – Differenti Approcci Didattici" sostenuta da Fondazione con i bambini che punta a contrastare il digital divide e la disuguaglianza di opportunità educative all’interno di sei Ambiti territoriali della provincia di Brescia, al progetto C6Young?!, che ha lo scopo di dare ai giovani della Valle Camonica occasioni di crescita personale, strutturando una serie di eventi e un ciclo di azioni-servizi: l'obiettivo è aumentare la consapevolezza dei giovani del loro ruolo per lo sviluppo del territorio, sostenendoli con attività di orientamento, ma anche di socializzazione per aumentarne la dimensione relazionale. Proseguiranno anche alcune delle attività legate all’Osservatorio di Comunità, nel ruolo di punto di informazione e orientamento a supporto dei giovani. In particolare, l’Osservatorio vuole accrescere la conoscenza e la comprensione da parte dei giovani delle opportunità lavorative favorendo una maggiore informazione sullo sviluppo socio-economico del territorio e svolgendo attività di orientamento, non solo informativo, ma anche relazionale ed esperienziale.

Quattro anni sono un tempo limitato, ma sul territorio ci sono ora esperienze e modelli che hanno funzionato e destinati a restare, nuovi saperi e nuove connessioni: «Esiste sicuramente una consapevolezza diffusa che le politiche giovanili necessitano di una programmazione sistemica e in grado di coinvolgere varie tipologie di attori. A livello operativo l’attività dei Laboratori di Competenza andrà avanti perché in questi anni di attuazione ha saputo dare risposte sia alle esigenze delle imprese che a quelle dei giovani, sviluppando un modello in grado di fornire delle competenze che hanno reso i giovani più sicuri e pronti per entrare nel mondo del lavoro. Nel corso del triennio diversi partecipanti ai laboratori, grazie all’esperienza fatta o ai contatti con le aziende e le persone incontrate, sono riusciti a trovare uno sbocco lavorativo, avviando collaborazioni o contratti di lavoro». Proprio come Lena, che conclude: «Nel mio caso Segni di Futuro è stato incredibile: siamo partiti dalla Ludoteca e siamo arrivati che ho un lavoro!»

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