Scommettere sulla fragilità

Riscoprire il valore della comunità

Data di pubblicazione: 29 Gennaio Gen 2016 1523 29 gennaio 2016

Sviluppare reti sociali di quartiere e combattere così l’isolamento. E’ questo l’obiettivo di Fili Sociali, l’iniziativa lanciata dal Comune di Bergamo, insieme ad altri 4 comuni, per riorganizzare il welfare, rendendolo più partecipato e portandolo così più vicino al cittadino.

“Il progetto nasce dall’idea di mettere in connessione realtà diverse, così da costruire risposte comunitarie sia di tipo riparativo che di tipo preventivo, riuscendo così a riorientare e rigenerare le risorse economiche del territorio” spiega Ivano Stentella, vice-direttore presso la Caritas Diocesana Bergamasca.

Attraversare La Strada

Al centro del progetto, l’operatore di quartiere, una figura volta al supporto e alla promozione delle reti sociali a livello locale, in grado di diventare un punto di raccordo tra i tavoli di lavoro dei quartieri, i comuni e i cittadini.

“L’idea è quella di arrivare ad individuare i bisogni in modo capillare, sviluppando risposte definite, attraverso la costruzione di una cabina di regia, con 7 operatori e un responsabile di servizio.”

Renato Magni, referente del progetto, per il comune di Bergamo

Secondo i promotori si tratta di una vera e propria sfida: “Vogliamo partire proprio dalle fragilità, per riuscire a creare occasioni di incontro, di crescita e di sviluppo di nuovi legami per tutta la comunità.” Racconta Stentella, “immaginiamo di riuscire a coinvolgere parti istituzionali e organizzazioni del terzo settore in una nuova modalità di ascolto delle persone più fragili: famiglie con reddito minimo, anziani, giovani e disabili.”

Tra gli strumenti più innovativi, la cartella unica digitale, per ottimizzare l’accessibilità dei dati e attivare così interventi coordinati e una campagna di sensibilizzazione e orientamento sui territori, oltre alla creazione di spazi fisici, luoghi di incontro e ascolto per i cittadini. “La scommessa è nostra,” racconta Stentella. “Si tratta di diventare a nostra volta fecondi, attivando la comunità e trovando i bisogni sui territori.”