Educazione finanziaria: un’arma contro la crisi

Intervista alle responsabili dell’accompagnamento finanziario, il servizio che aiuta le famiglie a combattere la crisi rivedendo il bilancio familiare

Data di pubblicazione: 24 Giugno Giu 2016 1304 24 giugno 2016

Aiutare i cittadini che si trovano in una temporanea difficoltà economica a sviluppare nuove soluzioni, adattando anche il proprio stile di vita alla nuova situazione. E’ questo l’obiettivo dell’accompagnamento finanziario, il servizio sviluppato dal progetto Archimedes, per offrire un supporto alle famiglie colpite dalla crisi. Paola Casiraghi, coordinatrice degli accompagnamenti e Silvia Volontè, referente educativa, ci raccontano come funziona il progetto che aiuta le famiglie a combattere la vulnerabilità, partendo dal proprio bilancio familiare.

Per chi è pensato l’accompagnamento?

S.V. : L’idea è quella di offrire alle persone gli strumenti per affrontare un periodo di difficoltà. Il progetto è stato sviluppato per le fasce vulnerabili, soprattutto per chi è stato colpito dalla crisi ed è costretto a ripensare il proprio budget familiare, può trattarsi di persone che faticano a ricalibrare il proprio stile di vita in funzione di questo cambiamento, che non riescono a rispondere alla difficoltà in modo adeguato o che magari hanno bisogno di un supporto educativo.

Come è stato strutturato il servizio?

P. C. : Nelle prime fasi sono stati stabiliti i passi per intercettare gli utenti, ed è stata formata un’equipe per valutare le domande e scattare una sorta di fotografia dei bisogni dell’utente. Sono stati impiegati “sul campo”, due coordinatori uno nella zona nord e uno nella zona sud della Brianza. A segnalare gli utenti potenziali sono i partner del progetto e vi è sempre un coinvolgimento dei servizi sociali, durante tutto il percorso. L’equipe si occupa poi della valutazione del caso, cercando di capire se la persona può beneficiare a pieno dell’accompagnamento. La cosa interessante è che questo è un servizio integrato, per cui anche se si giudica che questo progetto non è adatto per l’utente in questione, viene studiata un’offerta alternativa, altre opzioni possono essere l’accesso al microcredito o le borse lavoro, ad esempio. Nel caso invece il giudizio sia positivo, viene individuato un tutor, ovvero un educatore con esperienza nel campo della vulnerabilità e anche con competenze economiche. Con l’utente si stipula poi un patto di accompagnamento nel quale vengono specificati gli obiettivi, il monte ore e il grado di coinvolgimento dei servizi sociali, specificando anche il livello di monitoraggio necessario.

Quali sono gli elementi chiave per la riuscita del progetto?

S.V. : Una parte fondamentale del processo di accompagnamento è sicuramente offrire gli strumenti per monitorare il bilancio familiare, modificando poi conseguentemente il proprio stile di vita. Per riuscire ad ottenere un’analisi precisa e puntuale dei comportamenti economici, però ci vuole tempo. Si tratta di percorsi lunghi, a volte le persone non hanno un grado di autoconsapevolezza in materia abbastanza elevato e capita che facciano resistenza al cambiamento, proprio per questo, per fare sì che il percorso funzioni, è necessario costruire con il tutor un rapporto di fiducia e questo ovviamente richiede pazienza e tempi dilatati.

Qual è l’aspetto più innovativo del servizio?

P.C.: Sicuramente l’intenzione di rispondere ad un bisogno in modo integrato. Oltre all’accompagnamento finanziario, il tutor può decidere di indirizzare l’utente anche all’attivazione di altri servizi, anche qui, un esempio sono le borse lavoro o il microcredito. Questo approccio lo incoraggia anche ad acquisire una crescente autonomia nella gestione dei vari rapporti, si impara ad interfacciarsi con servizi diversi, e in qualche modo il welfare sembra più vicino. Per gli addetti ai lavori la collaborazione è fondamentale, permette di rafforzare le azioni, di creare un’offerta più completa. Sviluppando questo progetto abbiamo davvero toccato con mano il valore della rete.

Foto: Joe Raedle/Getty Images