Disabilità: se l’integrazione parte da un corso di barman

Una ricetta fatta di musica e ottimi cocktail quella del bar preso in gestione a Desio da un gruppo di ragazzi seguiti dai servizi del territorio

Data di pubblicazione: 20 Novembre Nov 2017 1736 20 novembre 2017
Wu Yi 196065

In catalano, Tikitaka è un particolare modo di giocare il calcio che ha portato al successo del Barcellona del CT Guardiola.
Un gioco caratterizzato da passaggi fitti e reticolari, spesso realizzati in orizzontale, e che ha fatto del limite di alcuni giocatori, minuti e con alcuni problemi fisici, il punto di forza dell’intera squadra. Un’importanza attribuita alla rete che è espressa anche nel nome del progetto.
Come nel caso dell’iniziativa Barman TikiTaka che ha messo da subito l’accento sul gioco di squadra vincente. Sviluppata nell’ambito dell’omonimo progetto sostenuto dal bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, l’iniziativa è nata in seguito al desiderio di alcuni ragazzi seguiti dai servizi del territorio, di mettersi alla prova dietro il bancone di un bar.

Detto, fatto: il metodo seguito è stata la co-progettazione, per cui è stato creato un gruppo di lavoro (chiamato Lab) che ha messo a punto il progetto concreto (Fab): un corso tenuto da un barman professionista, Andrea Bergomi, la formazione necessaria a ottenere la certificazione Haccp e infine la ricerca di un contesto adeguato dove realizzare il sogno dei ragazzi coinvolti: diventare baristi in un vero locale. La location prescelta è stata il Parco Tittoni di Desio, dove ogni martedì sera si svolgevano le “Friends Night”, serate a base di musica e ottimi drink, nel corso delle quali gli avventori hanno potuto degustare i cocktail preparati dai 6 barman “speciali” del Tikitaka. «Abbiamo voluto realizzare un rovesciamento di prospettiva», spiega Massimo Scali, operatore del Servizio Integrazione al lavoro presso il Consorzio Desio-Brianza, «con un’esperienza fortemente inclusiva, laddove per inclusione si intende non il fatto che le persone con disabilità abbiano bisogno della cittadinanza, ma l’esatto contrario: i clienti del bar acquistavano il cocktail non per finanziare un progetto di aiuto, ma perché avevano sete, cioè avevano bisogno di quel servizio reso dalle persone con disabilità. Sembra una sciocchezza, ma per i protagonisti dell’iniziativa è stato davvero importante. Oltretutto, i drink erano venduti a prezzi di mercato, e gli avventori non sapevano chi dei barman li avesse preparati».

Un progetto che non rimarrà isolato, visto che rappresenta solo uno dei tasselli del’iniziativa di più ampio respiro “Tikitaka- Equiliberi di essere”, che in tutto prevede 24 laboratori di co-progettazione che coinvolgeranno oltre 500 persone, senza dimenticare i 30 percorsi di inclusione attivi rivolti a 186 persone con disabilità. Una rete territoriale che vede coinvolte, tra l’altro, le famiglie delle persone con disabilità: «Sono state soprattutto loro a chiederci di realizzare iniziative attive, che non c’entrassero nulla con quell’atteggiamento pietistico e concessorio che spesso ha caratterizzato azioni del passato», continua Scali. Ora che l’esperienza dei barman si è conclusa (l’ultima serata si è svolta il 5 settembre con la partecipazione di oltre 300 persone, un successo), il Lab spera di replicarla l’estate prossimo o in altre occasioni ricreative, anche perché, conclude l’operatore, «ormai si è creato un gruppo di barman qualificati che, a chiamata, possono offrire il loro servizio altrove, riscuotendo gli stessi apprezzamenti. Questo è infatti un piccolo tassello di quello che TikiTaka vuole realizzare, ma esprime chiaramente la contaminazione che vogliamo diffondere nella società».