La rete di spazi che rende il welfare a misura di cittadino

Una giornata a WeMi Loreto, uno dei sette punti di incontro del network milanese che aiuta i cittadini a trovare le risposte più adatte ai propri bisogni

Data di pubblicazione: 26 Aprile Apr 2018 1057 26 aprile 2018

La sede è al piano terra di un palazzone in via Sabaudia 8 a Milano, a pochi passi da Piazzale Loreto. Ad aprirmi la porta è Graziella Cinotti, presidente e fondatrice della Cooperativa Nuovi Orizzonti, attiva dal 1987. «Da trent’anni ci occupiamo di assistenza domiciliare rivolta alle persone fragili, sia anziani, minori che disabili», racconta facendo strada verso l'ufficio, «in questo momento siamo accreditati con il Comune per quello che riguarda la domiciliarità sul territorio di Milano e con la Regione Lombardia invece per i servizi socio-sanitari domiciliari in senso lato».

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L'ufficio della presidente è una della quattro stanze che costituiscono la sede della cooperativa. Le pareti sono decorate e colorate secondo il pantone del progetto WeMi voluto dal Comune di Milano insieme a Fondazione Cariplo. «È da ottobre 2017 che facciamo parte della rete di welfare partecipato della città. Abbiamo pensato che fosse una bella occasione e abbiamo espresso il desiderio di salire a bordo», racconta Cinotti. Il motivo? «Un salto di qualità sia dal punto di vista dei servizi offerti che dal punto di vista della visibilità».

È questo uno dei sette punti della rete WeMi sul territorio milanese, cui nei prossimi mesi se ne aggiungeranno altri. Una rete di punti di incontro e orientamento dove, grazie a operatori specializzati, sarà possibile trovare le soluzioni di welfare più adatte ai propri bisogni e a quelli della propria famiglia, fruire dei servizi proposti, attivare forme di Welfare condiviso e sviluppare azioni di volontariato. Ogni WeMi cittadino è gestito da un’associazione o una cooperativa del territorio che collabora con il Comune di Milano.

Mentre parliamo il citofono e i telefoni squillano di continuo. Alla porta si presenta un signore che è stato aiutato dallo sportello della cooperativa e che ha portato con sé il vicino di casa. «Lo ha accompagnato qui già qualche giorno fa. Si è sentito male e, chiamando i soccorsi, abbiamo scoperto che era noto agli operatori sanitari. Chiama l'ambulanza almeno una volta al giorno. Adesso stiamo cercando di capire perché come meglio seguire la sua situazione». Il citofono è solo uno dei tanti modi per contattare e incontrare il punto WeMi Loreto.

Abbiamo dovuto ricostruirci una professionalità e rimetterci in gioco sul lavoro.

Lita Sergi, assistente sociale

«Ci suonano alla porta in tanti. In generale però noi cerchiamo di far sì che le persone prendano appuntamento o che vengano ai tanti eventi che organizziamo sul territorio. Sono almeno uno alla settimana. Questo perché la struttura non è enorme e non possiamo ospitare troppe persone tutte insieme», sottolinea Cinotti. Ma cosa fa in concreto il punto WeMi di Loreto: «Principalmente accogliamo tutti. Prima, come cooperativa, ci occupavamo esclusivamente del nostro ambito di intervento. Adesso invece ci attiviamo anche per provare a soddisfare una grande quantità di altre esigenze che magari esulano dal nostro lavoro tradizionale. Per esempio, recentemente abbiamo aiutato una signora ammalata di tumore a trovare una casa-famiglia a Milano». E questa è la dote portata dal partecipare alla rete di welfare della città: «adesso siamo dentro a un sistema per cui possiamo smistare qualsiasi richiesta e provare a indirizzare chi ha bisogno ai servizi del territorio o alle realtà sociali più indicate».

Poi ci sono progetti più strutturati che, oltre a permettere l’incontro con i cittadini, danno un vero e proprio servizio. «È il caso dell’ “Infermiere di Condominio”, nato per offrire un servizio sanitario innovativo e aggiuntivo a quelli già presenti sul territorio. Il progetto, che coinvolge un’équipe multi-professionale composta da geriatri, fisiatri, assistenti sanitari, assistenti sociali, infermieri, fisioterapisti e psicologi, mira ad ampliare il range di risposte a favore dei cittadini, con particolare attenzione a coloro che si trovano in situazione di fragilità o di rischio», racconta Cinotti. «Con l’obiettivo di prevenire e ridurre l’insorgenza di fattori sfavorevoli per la salute delle persone, l’iniziativa ci ha visto raggiungere le abitazioni private facendo visite domiciliari promuovendo l’educazione sanitaria, la prevenzione e la promozione della salute attraverso l’adozione di corretti stili di vita».

Nell'ufficio ci sono in tutto sei dipendenti, tutte donne, mentre a battere i quartieri c'è una pattuglia di quarantacinque operatori socio assistenziali e socio sanitari. Tutti i soldi derivano dagli accreditamenti, chiarisce Cinotti, «oltre ai servizi a domicilio si aggiunge il servizio di sostegno ai ragazzi con disabilità nelle scuole».

Lita Sergi, assistente sociale della cooperativa e anche deputata a tenere i rapporti con WeMi, non ha dubbi: «essere parte di questa rete è un vantaggio soprattutto per i cittadini. Siamo più efficaci e riusciamo a rispondere alle esigenze di un territorio molto più vasto di prima». A questo si aggiunge il fatto di essere più aderenti ai bisogni del territorio «grazie al lavoro condiviso di co-progettazione di progetti e interventi che ci aiuta nell’immaginare e proporre soluzioni sempre più efficienti».

Un dato che si evince facilmente dal tipo di servizi e di frequenza che gli uffici di Loreto oggi sostengono. «Prima venivano poche persone mirate sapendo già chi eravamo e di cosa avevano bisogno. Con WeMi viene tanta gente che ha letto del servizio», racconta la coordinatrice Ilaria Colombo. «Per riassumere il cambiamento basta dire che come cooperativa facevamo assistenza domiciliare integrata e Interventi socio-assistenziali oggi facciamo anche informazione e orientamento ai servizi, condivisione di servizi, orientamento ai sostegni economici ed economia personale».

Certo la mole di lavoro è aumentata esponenzialmente, «ma è bello e interessante anche professionalmente avere a che fare con problematiche sempre nuove e differenti. Ogni caso è a sé stante e stiamo imparando a fare orientamento alle persone che vengono qui. Abbiamo dovuto ricostruirci una professionalità e rimetterci in gioco sul lavoro. La criticità più comune è che le persone non sono informate sui servizi di welfare disponibili e sul loro diritto ad accedere a servizi gratuiti». Non è ancora possibile fare un raffronto tra il pre e il post WeMi rispetto agli accessi «è troppo presto per dare percentuali, ma sicuramente la frequenza è aumentata vertiginosamente» sottolinea Lita.