Le portinerie di quartiere che fanno rinascere la comunità

A Milano nascono dei luoghi per facilitare la vita quotidiana e condividere momenti di aggregazione

Data di pubblicazione: 3 Agosto Ago 2018 1133 03 agosto 2018

Una volta c’era la Milano delle portinerie, ogni palazzo ne aveva una. Poi è arrivata l’era dei videocitofoni. Ma l’idea di un luogo in cui lasciare un pacco o le chiavi di casa, magari fermarsi a fare quattro chiacchiere e socializzare non è sparita, si è solo evoluta. A dimostrarlo la portineria di quartiere di via Melotti 4 a Santa Giulia e quella appoggiata al circolo Acli Terra e Libertà di piazza San Luigi. «Abbiamo focalizzato l’attenzione sui luoghi visti come porte d’ingresso alla creazione di momenti di aggregazione», spiega Francesca Savi, responsabile del progetto Milano sei l’Altro sostenuto da Welfare in Azione di Fondazione Cariplo. Sullo sfondo c’è tutto il tema della conciliazione del tempo tra lavoro e famiglia e quello della generazione sandwich «il bisogno soprattutto per le donne di programmare la vita, strette tra la cura dei figli e le necessità dei genitori anziani. Ed è qui che nasce la necessità di puntare alla coproduzione di nuovi servizi e soprattutto avere dei punti di riferimento».

Ed eccoli dunque due luoghi cui fare riferimento per il disbrigo di pratiche quotidiane, che ben presto sono diventati punto d’incontro e confronto. «In Melotti a Santa Giulia, aver aperto un luogo accogliente ha fatto sì che le prime a usufruirne siano state le mamme con i loro bambini. E la fruibilità dello spazio ha fatto nascere anche altre iniziative come i corsi dedicati al rapporto mamma/bimbo (allattamento, rimettersi in forma dopo il parto, massaggio neonatale ecc.) con l’associazione Mei – Mamma e io - e poi» continua Savi «si è iniziato a ragionare e riflettere su quanto mancasse al quartiere in termini di servizi. Così grazie a Radicis – associazione che si occupa di far arrivare prodotti bio a kmzero - è nato il commercio di prossimità e poi per i più piccoli è divenuto uno spazio gioco e un punto del biblio share». Ora alla bacheca dei libri si unirà anche una bacheca collettiva per gli attrezzi per piccole riparazioni domestiche.

Milanoseilaltro Portineria Di Quartiere

Se in via Melotti a Santa Giulia chi entra alla “portineria di Milano Sei l’Altro” cerca proprio i servizi del progetto, al Circolo Acli la situazione è differente «perché ci sono gli avventori storici, ma grazie al lavoro del gruppo di gestione del Circolo e al percorso condiviso con il gruppo di lavoro di Milano Sei l’Altro, il Circolo è sempre più punto di riferimento per il quartiere. Sono una quindicina le persone che usufruiscono dei servizi della “portineria”.

"Ora stiamo pensando a una call con l’idea di raccogliere idee dalle persone che frequentano questo luogo per immaginare nuovi servizi per la conciliazione» spiega la responsabile di progetto.

Oggi il progetto si avvale di due persone grazie al contributo di Cariplo, e per il futuro è fondamentale coltivare la rete, per questo abbiamo puntato sul coinvolgimento delle associazioni.

responsabile di progetto

Il progetto finirà il prossimo anno, «per questo a partire da settembre utilizzeremo il tempo che ci rimane per creare le condizioni affinché questi luoghi continuino a operare anche senza i manager di Milano Sei l’Altro. E lo stesso stiamo facendo anche al circolo che ha una persona che si occupa della portineria» racconta Savi che rivela come al circolo siano stati attivati anche dei tirocini per persone con disabilità rendendolo un luogo di integrazione «la portineria di quartiere è nelle corde dei ragazzi del CSE di Spazio Aperto Servizi». L’obiettivo finale è che tutti questi progetti possano vivere di vita propria. Savi annuncia anche i prossimi passi «Stiamo progettando con un’azienda che si è sentita di sposare la nostra idea di aprire due nuove portinerie in due quartieri popolari, Giambellino e via Gola, che vivono una fragilità abitativa e sociale. Le portinerie saranno anche qui luoghi di incontro e abbiamo trovato lo scambio di attrezzi come leva per far nascere le relazioni».