I caffè sociali che fanno bene agli anziani

In una pasticceria storica e in un centro diurno arrivano i caffè sociali, spazi in cui gli anziani vivono momenti di socialità

Data di pubblicazione: 18 Febbraio Feb 2020 1018 18 febbraio 2020
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I caffè sociali sono spazi in cui le persone anziane si ritrovano per vivere, in un contesto piacevole, momenti di convivialità.

Simona Villa, referente di progetto

Accorciare le distanze relazionali infatti è l’obiettivo di Distanze Ravvicinate, uno dei progetti della quarta edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che fra le contrade della Valle Imagna e i quartieri dell'Oltre Brembo prova a costruire un nuovo modello di welfare familiare e comunitario.

Due sono i Caffè Sociali già attivi, uno a Sant’Omobono presso il Servizio Stare in Valle e uno a Paladina all’interno della storica Pasticceria Bonati rinomata nel territorio per la qualità dei suoi prodotti.

Il proprietario di quest’ultima, Andrea Bonati si è riconosciuto in questo progetto che guarda all’attivazione delle risorse del territorio per rispondere ai problemi che lo attraversano, e si è impegnato da subito per promuoverlo e sostenerlo. Infatti, la Pasticceria Bonati nel periodo di Natale ha deciso di devolvere al progetto il 10% del venduto sui prodotti da forno brandizzati Distanze Ravvicinate.

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Non ci aspettavamo questa sensibilità, una formula unica di fundraising, che prevede una percentuale sul venduto e non sull’utile.

Fondazione Comunità Bergamasca

Questa formula ha già permesso di raggiungere quattro importanti obiettivi: essere associati alla qualità della produzione della pasticceria che è uno dei luoghi più conosciuti e frequentati dell’area di Paladina/Valbrembo; raccogliere dei fondi e mettere le basi per future vendite durante altre festività dell’anno (Carnevale, Pasqua, Halloween…); servire come benchmark per lo sviluppo di altri luoghi radicati nel territorio; coniugare due aspetti fondamentali del progetto: il senso di appartenenza di una realtà fortemente legata al territorio e l’attivazione di risorse già presenti sul territorio per metterle al servizio della comunità.

Una delle cose che mi ha subito affascinato quando mi hanno presentato il progetto è stato riconoscere che esisteva già una perfetta sinergia con la mia azienda, uno stretto legame con quello che io stesso vorrei realizzare nella mia attività: dare nuovamente valore alle relazioni e alle persone.

Andrea Bonati, proprietario della Pasticceria Bonati
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Il caffè sociale, presso la Pasticceria Bonati, è stato inaugurato lo scorso novembre. Sono 8 gli anziani che finora hanno partecipato con costanza ai 6 incontri del mercoledì mattina. Fra loro un signore che si prende cura della moglie con un inizio di alzheimer e alcuni anziani soli.

Qui insieme a un'educatrice, gli anziani hanno sperimentato un metodo innovativo che contrasta il decadimento cognitivi. Sono i percorsi CST (Cognitive Stimulation Therapy), un programma per persone con demenza lieve-moderata organizzata in collaborazione con l'ASST Papa Giovanni XXIII, che prevede anche uno spazio di confronto e sostegno per i caregiver.

Durante i caffè sociali si sta insieme e intorno a un tavolo si gioca con proverbi, cruciverba, o sfide in squadre a “nomi cose città”.

Durante i caffè sociali sono gli anziani a chiedermi di giocare.

Sabrina Toderico, educatrice della cooperativa Lavorare Insieme

Grazie al gioco si allena la memoria, si condividono ricordi del passato, anche molto emozionanti, e si creano delle relazioni positive.

Tutto davanti a un caffè.

Non si tratta solo di venire qui a bere un caffè, si tratta di venire qui a condividere un’esperienza. E di questa vicinanza di intenti non posso che essere entusiasta e ringraziare Distanze Ravvicinate per l’opportunità che mi offre.

Andrea Bonati

Andrea Bonati è una figura eclettica, che si colloca fra il mondo sociale e il mondo mondano, infatti è anche sponsor dell’Atalanta.

Una partnership strategica per il progetto perché gli permette di intercettare e di coinvolgere anche persone che sono normalmente fuori dal mondo del sociale, ma che sono disposte a mettere in campo le loro risorse e capacità per rispondere ai bisogni del territorio.

Non è forse incontrando e facendo incrociare mondi anche molto diversi fra loro, che si costruisce un nuovo modello di welfare comunitario?