MoviMenti: rotte migranti in un mazzo di carte

Il gioco ideato da Mano a Mano per raccontare la migrazione ai bambini delle scuole del lodigiano

Data di pubblicazione: 5 Maggio Mag 2022 1203 05 maggio 2022

Mustapha è egiziano, ha i capelli neri folti, ha lasciato il suo paese in autostop e poi è salito su un aereo, Aziz ha attraversato il mare su un barcone, Rayhan è partito a piedi da molto lontano, un piccolo puntino su una mappa del mondo. Aya E Nesrin hanno riabbracciato il padre dopo molti anni, ma prima di arrivare hanno incontrato dei lupi, o forse dei cani molto feroci.

Mustapha, Aziz, Rayhan, Aya, Nesrin, sono degli avatar, ma anche delle persone vere e sono alcuni dei protagonisti di MoviMenti, un gioco nato per raccontare ai bambini le storie dei minori migranti che si lasciano alle spalle la loro terra per raggiungere l’Italia.

Lo ha ideato Mano a Mano, uno dei progetti della quarta edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo che in 12 Comuni della Provincia Lodigiana prova a innovare il sistema di accoglienza.

Spiega Ciro Vajro, project manager di Mano a Mano: «Ogni estate organizziamo i Summer Lab nella biblioteca multiculturale di Lodi. Durante i laboratori, abbiamo coinvolto i minori stranieri, alcuni non accompagnati, in iniziative interattive per scoprire il viaggio che ognuno di loro aveva fatto. Anche se alcuni provenivano dalla stessa area geografica, ciascuno aveva fatto un viaggio diverso: c’era chi era partito a piedi senza la valigia ed era arrivato in Italia dopo un anno, chi aveva attraversato da solo di notte la frontiera tra la Bosnia e la Croazia nella rotta balcanica, chi era stato più fortunato e aveva finalmente raggiunto i genitori a bordo di un aereo.

Ma ogni storia era inevitabilmente un vissuto di nostalgia, dolore, speranza, assenza e in molti casi anche pericolo

Ciro Vajro, project manager di Mano a Mano
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Confrontandoci con questi ragazzi ci è venuta l’idea di utilizzare le loro storie per spiegare ai bambini delle scuole elementari e delle medie il tema della migrazione però cercavamo un modo accattivante e ci siamo detti “proviamo a fare un gioco”. Così abbiamo incontrato di nuovo i ragazzi del Summer Lab, siamo andati ancora più a fondo delle loro storie, abbiamo trovato gli elementi peculiari e in comune e, ispirandoci a diversi giochi da tavolo esistenti, come Dixit, il gioco dell’Oca e altri e con l’aiuto di un illustratore che si chiama Piraco, abbiamo inventato MoviMenti».

Grazie a Piraco e alla creatività di Mano a Mano, i ragazzi dei Summer Lab sono diventati degli avatar ed è nato il mazzo di carte di MoviMenti. Continua Ciro Vajro: «C’è una prima fase di gioco in cui conosci il personaggio, il suo nucleo famigliare, i ricordi che lo legano al Paese. Ogni volta che superi uno step, guadagni punti ovvero una carta che ti racconta visivamente un altro pezzo del viaggio e della storia del ragazzo.

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Con 13 carte si compone la sua storia: scopri da dove viene, il bagaglio con cui è partito, chi ha incontrato nel viaggio, i pericoli che ha affrontato

L’ultimo passaggio è quello del permesso di soggiorno, che ti permette di raccontare ai bambini anche un aspetto un po’ burocratico. E poi c’è il futuro: in base ai punti che hai guadagnato puoi assegnare al tuo personaggio un futuro più o meno roseo: c’è la carta fatica, significa che il tuo personaggio completerà il ciclo di studi, la carta relazioni, vuol dire che il tuo personaggio ha conosciuto ed è diventato amico di tante persone e poi c’è la carta fortuna, il tuo personaggio realizza tutti i suoi sogni. E queste “carte futuro” le abbiamo costruite sulla base dei desideri che i ragazzi del Summer Lab ci avevano espresso».

MoviMenti è stato giocato dai bambini e dai ragazzi di venti classi del lodigiano: «il laboratorio durava due ore, ma i bambini e anche i ragazzi delle medie erano molto attenti e coinvolti, è stata un’immersione emotiva davvero forte. Alcuni di loro hanno condiviso a loro volta le loro storie di migrazione, anche quelle dentro i confini nazionali. Il movimento era una cosa che conoscevano perché tutti noi abbiamo esperienze di qualcuno che ci è vicino, un genitore, una nonna, uno zio che hanno lasciato il loro Paese, ma non i dettagli, i pericoli, il mare in tempesta, il famoso “Game", come i migranti chiamano il tentativo di attraversare il confine con la Croazia senza essere picchiati dalla polizia. I bambini si sono divertiti e commossi, dopo aver giocato a MoviMenti la classe di una scuola ha preparato delle lettere e dei disegni per i protagonisti delle storie».

Elisa Bergonzoni, è una maestra della scuola primaria dell’Istituto comprensivo “Maleo” di Castelnuovo Bocca d’Adda: «Da anni facciamo progetti per sensibilizzare i bambini e i ragazzi sul tema delle migrazioni forzate e da tempo collaboriamo con Mano a Mano. Insieme a loro abbiamo organizzato momenti di incontro tra gli allievi delle scuole e i ragazzi ospiti della ex Casa Cantoniera, dove a Castelnuovo vengono ospitati rifugiati e richiedenti asilo. Poi Mano a Mano ci ha proposto questo gioco meraviglioso. Ha funzionato benissimo con tutte le classi e ci ha permesso di far capire ai bambini tutti gli aspetti della migrazione forzata. Ogni step del gioco creava un legame con il personaggio, la curiosità aumentava. Il fatto che fossero storie vere ha generato empatia, ha fatto capire ai bambini che nella vita di qualcuno succedono cose impensabili, come vedere un amico cadere in mare.

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Mano a Mano ci ha lasciato una copia del gioco che adesso è diventato uno strumento didattico, la migliore risorsa che io abbia mai utilizzato. Pensiamo anche di ampliarlo, perché purtroppo le storie non mancano

Elisa Bergonzoni, maestra dell'Istituto Maleo

Anche Mano a Mano sta pensando di allargare il mazzo: «vogliamo aggiungere storie di minori che arrivano dall’Africa centrale e anche di profughi ucraini. Ma siamo in una fase delicata: le persone che hanno abbandonato il paese per sfuggire alla guerra non lo hanno fatto con un progetto migratorio e non c’è un obiettivo di integrazione, molti genitori preferiscono che i loro figli frequentino la Dad in Ucraina invece che la scuola in Italia. Dobbiamo trovare il ragazzo o la ragazza che abbiano voglia di mettersi in gioco in un racconto, di parlare di quello che hanno lasciato, del proprio viaggio e soprattutto di condividere questa esperienza con altre persone».