Il progetto si riferisce all’ambito della Valle Imagna, 53 mila abitanti (circa 22 mila famiglie) suddivisi fra zona vallare (14 comuni, 50% della popolazione) e periurbana (6 comuni). Il problema che intende affrontare è quello della fragilità delle famiglie, amplificata da fenomeni di isolamento e spopolamento, in particolare della zona vallare, assenza di reti di supporto adeguate e generale impoverimento economico. La fragilità delle famiglie riguardano in particolare la crescita dei figli, l’inoccupazione dei giovani o la perdita di lavoro di adulti, la presenza di disabilità o cronicità all’interno dei nuclei familiari.
L’idea innovativa è legata al fatto che il progetto intende creare, stimolare, accrescere contesti in cui sia possibile socializzare problemi e condividere risorse, affinché le famiglie possano prendere spazi di pensiero e azione attorno ai problemi che le attraversano, e si possa costruire un nuovo modello di welfare familiare e comunitario, di carattere generativo.
Per fare questo, il territorio intende ripartire da quelle risorse definite “in controtendenza”, ossia piccole forme autorganizzate di risposta già esistenti che, al di fuori di percorsi istituzionalizzati, sono in grado di costruire dispositivi di supporto alle fragilità familiari ed alle difficoltà del quotidiano (gruppi di famiglie di supporto che gravitano attorno agli oratori, esperienze di condominio solidale, spazi di scambio e riciclo, esperienze di coprogettazione e riqualificazione urbana e reti di agricoltori locali).I destinatari del progetto si declinano a più livelli: non tanto la famiglia nella sua mancanza di competenze, ma le famiglie nella loro capacità mutualistica e generativa. Non si va a lavorare sulla dimensione della singola mancanza, incompetenza della persona nel nucleo familiare, ma sulla capacità di mettersi insieme per costruire prospettive; i servizi territoriali, chiamati alla trasformazione del sistema di risposta così come è organizzato oggi; il sistema territoriale nella sua capacità di costruire e ridefinire legami e corresponsabilità. Il cambiamento perseguito si delinea su tre fronti. Prossimità: allestimento e cura di dispositivi comunitari intermedi capaci di entrare in contatto con le fragilità e anticipare le emergenze. Partecipazione: sviluppo di un approccio meno settoriale e più trasversale/comunitario, basato sul coinvolgimento diffuso dei cittadini. Corresponsabilità: sviluppo di una funzione di governance distribuita fra le parti perché quanto esperito diventi patrimonio della comunità e base per lo sviluppo di ulteriori politiche territoriali sul tema.
A partire da questi scenari problematici e da questa prospettiva di cambiamento, il progetto intende lavorare attorno a tre linee strategiche: Il sostegno all’esercizio della funzione genitoriale e parentale; Il sostegno alla dimensione lavorativa ed economica; Il sostegno alla costruzione di legami dentro la comunità.
Nello specifico il progetto identifica quattro azioni di progetto.
La prima azione in cui si sostanzia il cambiamento, è la realizzazione di spazi di incontro e l’attivazione di azioni mutualistichein cui le famiglie passino da isolati portatori di bisogno ad agenti di cambiamento. Si prevede il coinvolgimento di circa 300 famiglie con figli in età evolutiva, con disabili e anziani non autosufficienti. La seconda prevede il passaggio da una logica erogativa sul singolo bisogno alla connessione tra i servizi e tra questi e le famiglie in una prospettiva di corresponsabilità. Saranno avviati percorsi di accompagnamento che coinvolgeranno 120 operatori, amministratori e cittadini. Con la terza azione ci si occuperà di comunicare, raccogliere e valorizzare le risorse economiche (fundraising) ed umane (people raising) del territorio, prevedendo il coinvolgimento di volontarinelle diverse iniziative di supporto alle famiglie. Infine con la quarta si intende costruiredi un sistema di governance capace di tenere insieme le diversità che contraddistinguono il territorio all’interno di una dimensione strategica più consapevole e meno frammentata con la definizione di un modello di governance diffuso e partecipato.