Una ricerca di Assimpredil - Cresme del 2016 ha messo in evidenza come le dinamiche migratorie interne rivelino il costante aumento della popolazione giovanile che decide di trasferirsi a Milano, a testimonianza delle capacità di attrazione della città. Nella fascia 15-44 anni il saldo è positivo e quantificabile in 46.304 residenti in più in un solo anno (il 2014).
La città però rischia di essere esclusiva ed escludente per alcune fasce di cittadini, tra cui i nuovi adulti, nonostante la ricchezza delle competenze e delle energie che questi ultimi esprimono. Un problema in parte relativo a barriere di tipo economico ma anche legato alla distanza tra domanda e offerta.
Se infatti le nuove domande abitative chiedono temporaneità e flessibilità a prezzi accessibili l’offerta prevedono accessibilità solo a fronte d’impegni a medio-lungo termine. Infine, esiste il problema relazionale in cui l’abitare è un’infrastruttura indispensabile dei progetti di vita individuali, la prima leva di accoglienza o esclusione.
Il progetto Milano 2035 si propone per questo di sviluppare un sistema di accoglienza in grado di rispondere alle domande abitative dei giovani in maniera multidimensionale, affiancando all’offerta di casa l’opportunità di essere accompagnati in percorsi di cittadinanza e attivazione.
Un sistema di offerta di casa e servizi per orientare le domande ma anche costruire connessioni tra i giovani e la città che attragga le offerte di proprietari privati, investitori e gestori per costruire un canale di contatto diretto con le domande, facilitando l’incontro e sviluppando nuovi modelli di relazione fra domanda e offerta. Si vuole inoltre sperimentare, in quattro territori specifici che saranno Cinisello Balsamo, il quartiere Gallaratese di Milano, Novate Milanese e l’area Bicocca/Niguarda, degli ecosistemi territoriali di accoglienza per rendere maggiormente visibile e misurabile l’impatto dell’abitare in ottica collaborativa dei giovani. In questi ecosistemi si addenseranno le attività di progetto, favorendo la connessione fra l’abitare e i sistemi di welfare territoriali.
Per raggiungere l’obiettivo sono sei le azioni principali proposte. In primo luogo, lo sviluppo di una cultura condivisa sull’abitare giovanile accompagnata da una sensibilizzazione rispetto al problema, a livello culturale, politico e di programmazione territoriale attraverso azioni di comunicazione e fundraising. La seconda sarà il potenziamento dell’offerta abitativa attraverso la sollecitazione di patrimonio abitativo sfitto e la creazione di nuove offerte abitative dedicate al target. In terzo luogo, l’elaborazione di nuovi strumenti per rispondere alle domande dei giovani e garantire loro un sostegno all’accesso alle abitazioni, attraverso l’elaborazione di regole, politiche e nuovi strumenti. Poi la creazione di luoghi di contatto, orientamento e fidelizzazione attraverso i touchpoint territoriali, una piattaforma web e il people raising. Ci sarà anche la prototipazione di nuovi servizi per un nuovo modo di abitare. E infine l’individuazione di ecosistemi territoriali a scala metropolitana al fine di testare l’ipotesi di modello su territori di dimensioni tali da verificare il cambiamento nell’arco del triennio.